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Napoli, morte Bifolco, la strategia del legale Anselmo: foto del cadavere, video dei carabinieri e nuovi testimoni

Giulio Bucchi
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Passa dal web e dalla strada la controffensiva dei parenti di Davide Bifolco, il 17enne ucciso a Napoli da un colpo di pistola esploso da un carabiniere dopo un inseguimento. Prima la rabbia che sabato ha portato in piazza 200 abitanti del popolare quartiere Traiano, dove il ragazzo viveva, con tanto di cori e slogan contro le forze dell'ordine. Quindi il video dell'inseguimento, fornito dall'avvocato difensore della famiglia Bifolco Fabio Anselmo e già consegnato alla Procura, in cui si vedono i carabinieri  fare irruzione pistola in pugno in una vicina sala da biliardo dopo aver fermato lo scooter e sparato a Davide. Guarda il video dell'inseguimento su LiberoTv La foto del cadavere e la strategia di Anselmo - Quindi il "colpo finale", la pubblicazione su Facebook da parte della cucina di Davide delle foto del cadavere del 17enne, con tanto di foro del proiettile. Un colpo allo stomaco che ha però precedenti: lo stesso accadde, infatti, con Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, entrambi morti nelle mani di agenti delle forze dell'ordine. Non è un caso: oggi, come allora, la strategia giudiziaria e comunicativa fu orchestrata dallo stesso avvocato Anselmo, anche se in questo caso la differenza pare sostanziale. Mentre nei casi Aldrovandi e Cucchi le foto servirono per sostenere la "falsità" delle versioni degli agenti, che contestavano pestaggi e uso eccessivo della forza, nel caso di Bifolco si rischia di cadere nel semplice voyeurismo, visto che nessuno, tantomeno il carabiniere, nega che il ragazzo sia stato ucciso da un colpo di pistola. Autopsia rinviata a domani - Si discute, semmai, sulla natura di quel colpo: volontario, come spiegano i parenti e gli amici della vittima, o accidentale, come sostiene il carabiniere? Su questo punto, mentre l'autopsia prevista per oggi, lunedì 8 settembre, è stata rinviata a domani, è lo stesso Anselmo ad annunciare novità. Ci sarebbero "quattro testimoni, forse c'è anche un quinto giovane", con versioni che ribalterebbero "ciò che sostiene il carabiniere e che comunque rappresenta la versione dell'Arma". Due dei testimoni sarebbero Salvatore Triunfo, già ascoltato dal pm, ed Enzo Ambrosio, che ha raccontato di essere lui il terzo uomo sullo scooter e non, come creduto dagli agenti, il latitante Arturo Equabile.  

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