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Terrorismo, il dirigente dei servizi segreti: "Italia a rischio con il terrorismo atomizzato"

Giovanni Ruggiero
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L'allerta in Italia è tornata alta, per quanto non sia mai calata in modo rilevante, dopo la mattanza islamica a Barcellona e gli attacchi in Germania e Finlandia. Dalla Catalogna è arrivato chiaro il segnale per i servizi segreti italiani su quanto sia ancora vivo il rischio che cellule più o meno organizzate possano architettare attacchi dagli esiti devastanti in termini di vite umane. A preoccupare gli uomini dell'intelligence però sono anche gli altri episodi, gli attacchi messi a segno dai cosiddetti lupi solitari, quello che in gergo gli addetti ai lavori chiamano "terrorismo atomizzato". Al momento non ci sarebbero elementi che facciano pensare a un progetto di attacco ben definito, ma come sostiene un dirigente di uno dei servizi di sicurezza interpellato da Il Giorno "la minaccia resta credibile e il rischio alto. Allo stato non ci sono minacce reali e concrete per il nostro Paese. Ci sono segnalazioni che ci vengono dalle forze di polizia e dall'intelligence di altri Paesi, che abbiamo lavorato ma che non hanno mostrato elevati profili di rischio o anche solo di minaccia. Gli elementi segnalati - ha aggiunto l'esperto - sono comunque sotto osservazione, così come tutti i soggetti e gli ambienti che normalmente monitoriamo". Impossibile comunque abbassare la guardia, perché la minaccia resta ancora alta: "Per questo sono state decise dai comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza delle misure preventive per ridurre il rischio di eventi come quello di Nizza e di Barcellona, predisponendo barriere antisfondamento e altri interventi che non voglio rivelare".

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