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Bologna, la clamorosa rivolta dei preti contro i vescovi: no agli immigrati islamici ospitati in chiesa

Giulio Bucchi
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La giornata mondiale dei poveri, indetta da Papa Francesco, è questa domenica e si ripeterà ogni anno. Serve a farci aguzzare gli occhi e riconoscere chi è bisognoso e soccorrerlo. Una storia antica, inaugurata da Gesù con il discorso della Montagna. Nel secolo scorso, e per tutto l' arco della storia cristiana, non si era sentita la necessità di inventare una ricorrenza del genere. Senza etichette di marketing sociologico, si era educati a identificarla con il Natale: la sacra famiglia non trova posto all' albergo, il Bambinello nasce al «freddo e al gelo». Guardavamo incantati nel presepio pastori e contadini, ciabattini e re portare doni a chi non ha nulla, per scaldarlo e nutrirlo. Imparando a ripetere quel gesto. Nel post-cristianesimo, per non offendere le altre religioni, si cercano altri linguaggi. Inutile lucidare la nostalgia. La pedagogia di questo Pontefice funziona così. Ottimo: non si è mai troppo generosi con chi fatica a campare e ogni occasione per ricordarselo è benedetta. Personalmente parteciperò come tanti alla colletta alimentare organizzata dal Banco fuori dai supermercati sabato prossimo. Resta da osservare il modo con cui si celebra da noi questa «giornata». Perché mai tanti vescovi italiani, credendo forse di farsi belli con il Papa argentino, identificano i poveri con i migranti e privilegiano tra loro i musulmani? Una specie di ossessione, che ha la sua convenienza: è la maniera classica con cui gli alti prelati si meritano un servizio dei tg, elogi dai sindaci delle città, che sono quasi tutti di sinistra, complimenti dai sindacati e dai giornaloni, e acquistano punti non per il paradiso ma per il cardinalato. E, via via, scendendo nella gerarchia, i giovani preti ambiziosi puntano a farsi notare con queste pratiche da manuale del perfetto ecclesiastico del nuovo millennio. Poveri migranti adoperati per la carriera di prevosti e monsignori, così da farsi detestare come privilegiati dai cinque milioni di italiani in povertà assoluta (dati Istat). I quali sono trascurati dalle curie progressiste, perché nella maggior parte dei casi non esibiscono la miseria, ma restano male comunque di essere scartati dai professionisti delle opere buone perché poco utili a far pubblicità ai benefattori. Gli italiani funzionano solo in questo tipo di festival della bontà se senzatetto o carcerati. Se ti vergogni a esibire le toppe sui calzoni, sei morto, non esisti. Siamo franchi. Questa esibizione di poveri esposti come tali allo sguardo degli altri, non si fa. Si aiutano e si invitano di nascosto. Non è solo una regola evangelica per evitare di menar vanto dell' elemosina, ma anche un invito al rispetto del pudore altrui. Voi andreste ospiti in parrocchia per la giornata dei poveri? Sarebbe come farsi appiccicare un marchio di sfigato sul paltò. Una patacca verde chiaro per i poveri sì, ma non troppo. I miserabili, tipo Cosetta di Jean Valjean, fiocco a pois rossi e gialli, così si tirano su il morale. Per questo, per mancanza di fantasia ed eccesso di ideologia, per la Giornata dei poveri, si ripiega sui migranti, come una volta ai funerali si portavano in corteo gli orfanelli in divisa. I profughi veri o presunti dei centri di accoglienza sono testimonial perfetti e disponibili, funzionano come i cammelli al corteo dei re Magi. A suscitare queste note è la ribellione - riferita dalle cronache locali - non urlata ma comunque sentita della maggior parte delle parrocchie di Bologna all' invito del loro arcivescovo, monsignor Zuppi, a celebrare la Giornata accogliendo nelle chiese e negli oratori della città gli ospiti dell' hub di via Mattei (è il nome da aeroporto intercontinentale con cui è chiamato il centro di accoglienza e di indirizzo di richiedenti asilo, quasi tutti musulmani). Zuppi, eccellente persona, è uno dei vescovi emergenti e da prima pagina: viene dalla Comunità di Sant' Egidio, gira in bicicletta, e perciò è qualificato col titolo, senza cui oggi si viene emarginati dai Sacri Palazzi e dalle Logge massoniche, di «prete di strada». Ha pensato di fornire questo consiglio ai curati, ma solo venti su novanta hanno aderito. Non che gli altri parroci rifiutino di praticare la carità, ma non così, non capiscono perché l' amore per i poveri debba essere pianificato come in Unione Sovietica la raccolta di patate. Con la Pravda che comunica ai kolchoz a chi tocchino i tuberi più grossi. di Renato Farina

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