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Selvaggia Lucarelli: la ragazzina che mena? Obbligata a rivedersi mille volte

La bulla ragazzina dovrebbe rivedersi mille volte: qualcuno la rieduchi

Andrea Tempestini
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Sono stata un'adolescente piuttosto carina ed essere un'adolescente carina, in una piccola provincia, può non essere tanto facile. Forse anche in una grande città, ma questo non posso saperlo, perché io sono nata e cresciuta a Civitavecchia, che ha sessantamila abitanti e un unico viale su cui fare le famose vasche. «Pensa ai problemi che toccano ad un'adolescente brutta!», direte voi. Certo, i complessi, i giudizi crudeli, il senso di inadeguatezza. Ma se penso alle cattiverie subite negli anni dell'adolescenza, alla ferocia di certe compagne e alla barbarie di certi gesti, non posso non guardare il video della ragazza di Bollate che picchia la compagna fuori da scuola senza avere un rigurgito amaro di ricordi e sensazioni.  «Lei è più bella di me. Ma io so uccidere meglio», recitava l'immagine di copertina della pagina Facebook di Giovanna, la ragazza bionda di Bollate - hinterland di Milano - che nel video, realizzato con un telefonino e poi messo in rete da un compagno, prende a schiaffi e a calci la nemica Sarah. Giovanna ha sedici anni, Sarah ne ha solo quattordici. Pare che dietro al gesto ci fosse un problema di attenzioni maschili. Di chiacchiere. Di maldicenze tipiche di quell'età storta e cattiva, in cui i conflitti e la competizione si accendono per gigantesche scemenze.  "DEVI MORIRE!" Fatto sta che la bionda adolescente ha affrontato la rivale fuori da scuola e davanti a un nutrito gruppetto di compagni, ha fatto quello che abbiamo visto sul web. E chi ha visto, sa che non stiamo parlando di due parolacce e una spinta da aspirante bulla di periferia. Giovanna le dice «Devi morire», poi prende a schiaffi Sarah, la afferra per i capelli, la butta per terra, la trascina, la fa ricadere, le assesta una serie di calci di cui due in testa. Il tutto senza che l'altra alzi anche solo un mignolo per difendersi. Il tutto senza che nessuno dei tanti compagni lì presenti intervenga per fermare la brutalità di quell'aggressione, nonostante Sarah, per terra, chieda insistentemente aiuto. Pianga. Anzi, qualcuno grida «Picchia, vai così, cattiva!». Ridono, fischiano, si esaltano a ogni schiaffo, bestemmiano, mentre la giovane subumana con la sua tuta calata sul sedere e le mani in tasca da bulla, continua a sferrare calci. Per la cronaca: i calci in testa hanno mandato all'altro mondo tanta gente, non è che Sarah abbia rischiato un graffio. Intanto, il ragazzetto col telefonino in mano continua a riprendere ignaro del fatto che queste immagini, poi postate su Facebook come fossero state una festicciola di compleanno o la bravata al baretto sotto casa, costeranno care pure a lui. La madre di Sarah, infatti, ha denunciato per aggressione Giovanna, ma pare che anche tutti coloro che non hanno soccorso la ragazza siano stati identificati e segnalati.  Secondo la prima versione dei fatti, la causa della furia di Giovanna sarebbe un fidanzatino che Sarah le avrebbe soffiato. E invece la zia di Sarah, Carmen, chiarisce che non è andata affatto così. «Sarah stava difendendo una sua amica che da un po' frequenta l'ex fidanzato di questa Giovanna. Da giorni questa Giovanna minacciava e telefonava, c'erano state delle discussioni perché Sarah prendeva le parti della sua amica, fatto sta che Giovanna ha aspettato mia nipote sotto la scuola in cui Sarah stava andando a fare un corso di teatro e l'ha picchiata selvaggiamente. Prendersela in quel modo con una ragazzina di quattordici anni, rendiamoci conto...». Perché avete denunciato il fatto giorni dopo? «Nessuno di noi sapeva nulla di quello che era accaduto, né io né Rita, la mamma di Sarah. Mia nipote aveva nascosto l'accaduto, era sconvolta, non riusciva a parlarne. Abbiamo visto le immagini della violenza su Facebook, alla mamma di Sarah per poco non veniva un malore». Come sta Sarah? «Sarah è sotto shock, dice che c'erano altri 40 ragazzi dietro, che nel video non si vedono e che le sembra incredibile che nessuno, neanche le sue amiche, siano intervenute per difenderla».  A quel punto avete denunciato? «Sì. Quello che non si sa è che dopo Giovanna ha picchiato un'altra ragazza e che anche i suoi genitori l'hanno denunciata. Qui a Bollate si sa che non è una ragazza tranquilla...».  Intanto, sempre su Facebook, stanno accadendo fatti sconcertanti. A Giovanna viene chiusa la sua vecchia pagina Facebook, quella del «lei è più bella di me, ma io so uccidere meglio». Ma ne riapre un'altra, in cui dichiara serafica: «Pensano di farmi cambiare opinione ma non me ne frega un cazzo». Il tutto seguito da un emoticon, perché lei ha sedici anni, picchia e grida «Devi morire!» che manco la mafia del Brenta, ma poi fa le faccine come una beliebers qualunque. E il suo linguaggio mafioso continua nei commenti: «Se la buffona non le voleva prendere allora si faceva i cazzi suoi», «Continuo a camminare a testa alta perché se vi capitasse davanti una buffona come quella ridicoli avreste fatto come me» e così via. Qualcuno dice che è un fake, un falso, ma il dramma è che pare si tratti dell'originale, per cui è evidente che  non solo non ha compreso la gravità del suo gesto, ma ne va anche piuttosto fiera.  Da segnalare anche la presenza di un brillante gruppo di solidarietà  per Giovanna su Facebook fondato da un suo presunto cugino, il cui slogan è «Stupratori e criminali a piede libero e vogliamo condannare una ragazzina per un ceffone?». Come se improvvisarsi giustizieri fuori da una scuola e prendere a calci in testa una ragazzina di quattordici anni fosse un gavettone sulla spiaggia. Come se tutto questo fosse banale, tollerabile, normale amministrazione. Come se, tra l'altro, tutto questo fosse «solo bullismo».  E invece no. Questo non è il ragazzetto che ti dice «se non mi dai 5 euro domani ti buco le gomme del motorino». Questa è aggressione, è violenza, sono lesioni personali. E di questo parla la denuncia depositata dalla madre di Sarah, mica di prepotenza o minacce di arrogantelli da quattro soldi. E se vi sembra poco, vi posso garantire che a sedici anni non mi sembrò affatto poco essere afferrata per i capelli e buttata per terra da una tipa convinta, per altro a torto, che mi fossi fidanzata con il suo ex. Il tutto nel viale principale della mia città, tra urla e parolacce, che mi costarono un'umiliazione cocente. E non mi è sembrato poco il subire per anni, nel mio liceo, l'odio feroce di alcune «compagne» convinte che il mio essere carina lo dovessi pagare col livore, con la perenne maldicenza, con inviti mancati a feste di compleanno, scritte sui muri e telefonate anonime. Le donne, a quell'età, sanno essere spietate. Vivono la competizione con un odio feroce. NON MINIMIZZARE Ora mi auguro solo una cosa. Che i genitori di Giovanna non minimizzino l'accaduto, non la assolvano, non le confezionino alcun alibi. Mi auguro che la mamma di Giovanna, la signora Silvia, rimuova dalla sua pagina Facebook i commenti - «Le persone giudicano e basta», «C'è uno schifo in giro» e «Le persone possono pure sbagliare». Perché sì, si può sbagliare, ma no, non si può picchiare nessuno. Mi auguro che la signora Silvia impedisca a Giovanna di tornare su Facebook a pavoneggiarsi, che facciano chiudere i gruppi di sostegno e che non si preoccupino di quello che si dirà a Bollate di loro, della figlia, dell'accaduto. Mi auguro si preoccupino solo di prendere la figlia per i capelli come ha fatto Giovanna con Sarah, di farla sedere davanti alla tv e di mostrarle quel video osceno ventiquattro ore di seguito, come nella cura Ludovico di «Arancia Meccanica», finché alla figlia non passerà la voglia di alzare un dito, fosse anche per tagliare la coda a una lucertola.  E basta con la solfa «ci devono pensare le scuole, le scuole non educano abbastanza». I figli si educano a casa. Chi dice il contrario vuole la vita comoda e, ahimé, essere genitori è parecchio scomodo e molto faticoso. Come essere un'adolescente, certe volte. di Selvaggia Lucarelli @StanzaSelvaggia

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