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Fini va in ferie in Maremma80mila € per l'hotel della scorta

Nove stanze di un hotel di Orbetello requisite per 70 giorni per i bodyguard del presidente della Camera. Chi paga?

Matteo Legnani
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  di Barbara Romano C'è un albergo nel cuore della Maremma toscana che ha nove stanze prenotate per tutta l'estate, da inizio luglio ai primi di settembre. In quelle camere alloggiano gli uomini della scorta del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Ogni stanza costa 120 euro al giorno se singola, 140 se matrimoniale. Un soggiorno forzato per i nove bodyguard della terza carica dello Stato, che se avessero potuto forse avrebbero scelto altre mete agostane. Ma la prigione d'oro che affaccia sulla laguna di Feniglia al centro di Orbetello, listino alla mano, costerà al contribuente circa 80mila euro.  L'Hotel Relais I Presìdi, in effetti, è incantevole. Non un albergo extralusso, ma sicuramente di livello. Dopo averci soggiornato, infatti, si resta un po' perplessi di fronte all'insegna che riporta solo tre stelle, quando ne meriterebbe indubbiamente quattro. Già una stella andrebbe alla storia del posto: lo Stato dei Presìdi. Storica base militare dell'Alto Tirreno che comprendeva il promontorio dell'Argentario, con Orbetello, Porto Ercole e Santo Stefano, Talamone e Ansedonia. Un'altra stella l'albergo la merita per il colpo d'occhio che offre sul mare: la splendida laguna di Orbetello, in prossimità della famosa Costa d'Argento. E sulla terra: l'hotel è immerso nel parco della Maremma, a due passi dal lago di Burano, sede di un'oasi del Wwf, e dalla riserva forestale del Tombolo della Feniglia. Una stella va alla disponibilità e squisitezza del personale. Un'ultima stella andrebbe assegnata all'arredo, elegante ma intimo. Tra le sedie e i tavolinetti in vimini, le poltrone e i divani in tessuto damascato, qui niente è lasciato al caso. Le 61 stanze sono una diversa dall'altra, tutte decorate con motivi floreali richiamati dalle trapunte. La chicca è la sala da pranzo che apre su un patio arredato in stile coloniale dove viene servita la prima colazione. Già qui, la mattina, la clientela certifica la qualità medio-alta dell'hotel, frequentato per lo più da famiglie e famigliole della Roma bene.  Ed è qui che incontriamo i primi due bodyguard di Fini, che avranno fatto il turno di notte, perché si affacciano al petit déjeuner verso le dieci. Da informazioni di cui Libero è venuto in possesso risulta che siano nove le stanze prenotate per i bodyguard di Fini. Ma quelli che accompagnano il presidente della Camera (tutti di Roma e dintorni), sono solitamente tre o quattro, che si alternano ad altrettanti colleghi, formando appunto una squadra di una decina di uomini addetti alla sicurezza. Un poliziotto si riconosce subito, anche quando è in borghese. Quando arriva quest'uomo che nasconde il sonno dietro i RayBan fumée, si capisce a prima vista che è un agente di scorta: circa un metro e ottantacinque per un'ottantina di chili, testa rasata e muscoli scolpitissimi strizzati in una canottiera blu elettrico dell'Adidas, bermuda bianchi en pendant con le infradito Havaianas. Fisico, look e colazione atletici: cereali, latte e frutta. Dopo venti minuti ne arriva un secondo dall'aria inconfondibilmente poliziesca. Anche se tutt'altro tipo: zazzera nera arruffata, t-shirt larga e scura, bermuda, scarpe da ginnastica, un quotidiano sotto il braccio e nel piatto una bombetta alla crema, un cornetto e una fetta di ciambellone. I due sembrano non conoscersi, poi quel «ciao Angelo» fa capire che sono amici o, quantomeno, colleghi. Più la seconda, forse, perché il neo arrivato, dopo qualche commento di lavoro, va a sedersi per conto suo e inizia a leggere il giornale. Poi ne arriva un terzo, ma da fuori, forse da Roma. Lo si intuisce dal giubbotto e dalla maglietta Harley-Davidson e dai pantaloni lunghi maculati verde militare. I bodyguard si riconoscono anche perché sono gli unici che fanno colazione da soli.  Non ha ancora bevuto il caffè, che l'agente con la pettinatura alla Kojak si attacca al telefono con la fidanzata, svelata dall'inequivocabile «amore mio». E giù il racconto della giornata precedente. Si intercettano un «sono andato a prenderli», un «li ho riportati», un «sì, tutta la famiglia», che non lasciano dubbi su chi siano i soggetti in questione.  A dieci chilometri da Orbetello, sul promontorio di Ansedonia, c'è la casa di villeggiatura in cui Fini trascorre le ferie con la compagna, Elisabetta Tulliani, e le loro due bambine, dal 2008. Da quando cioè, l'ex ministro aennino Altero Matteoli, lo ha convertito all'Argentario strappandolo all'amata Anzio. Da cinque anni l'ex leader di An ed ex numero due del Pdl affitta questa villa con vista mare, nascosta dalla macchia mediterranea e superblindata da una recinzione di cannette di bambù a prova di paparazzo, con due auto della scorta parcheggiate h24 davanti all'entrata. I coniugi Fini sono gelosissimi della privacy. Infatti, non si vedono quasi mai in giro ad Ansedonia, confidano i rumors del bar della Piazzetta di Vinicio, l'unico in tutto il paese. Qui assicurano che Fini dai primi di luglio sarà venuto quattro, massimo cinque volte nella villa in via delle Ginestre, dove pare che la famiglia invece sia stanziale da un mese e mezzo. Come la scorta, che però sta in albergo a Orbetello. Per loro chi paga, lo Stato? Per le guardie del corpo delle autorità pubbliche è sempre così. E sarebbe ben strano se Fini sborsasse di tasca propria circa 80mila euro. Il conto è presto fatto. Il prezzo delle stanze va da un minimo di 120 euro per la singola a 140 per la doppia. Basta moltiplicare il costo di ogni camera per nove (le stanze) e poi per settanta (i giorni prenotati). Si calcola così che si spendono da un minimo di 75.600 euro a un massimo di 88.200 per tutelare la sicurezza di Fini in ferie. Anche se lui ad Ansedonia non c'è quasi mai, nemmeno adesso che Montecitorio è chiuso per la pausa estiva. Dopo un raid al mare martedì, appena la Camera ha votato la fiducia, ieri mattina all'alba Fini è tornato a Roma per incontrare il premier Mario Monti. E con lui sono partiti a razzo per la Capitale quattro uomini della scorta. Tutti impegni sacrosanti, per carità. Ma allora perché pagare nove stanze d'albergo fisse per due mesi e mezzo all'Argentario con i soldi degli italiani?   

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