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Chi era Rauti, l'ultimo fascista che ha capito tutto di Fini

Il fondatore e segretario dell'Msi se n'è andato a 85 anni. Padre della destra italiana, di Gianfry diceva: "Sa solo distruggere"

Giulio Bucchi
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di Giuseppe Parlato La parabola ideologica e politica di Pino Rauti descrive in maniera precisa una parte significativa del neofascismo italiano. Quando,  nel 1946, si costituì il Movimento Sociale Italiano con lo scopo di raggruppare tutti coloro che non avevano voluto rinnegare il passato regime, si aprirono per i neofascisti due strade: l'accettazione, almeno formale, della legalità democratica, ovvero il rifiuto della democrazia in quanto sistema insufficiente, degenerato e soprattutto lontano dal modello mussoliniano. Per un certo periodo le due anime vissero insieme, anche se con molte reciproche insofferenze. Romualdi e Michelini avevano costruito un partito che doveva operare alla luce del sole, accettando - anche se con un po' di malumori - il metodo democratico. Altri, come i cosiddetti «Figli del Sole» (tra i quali Pino Rauti), fortemente condizionati dalle teorie del filosofo Julius Evola, pensavano invece a un partito di guerrieri e di credenti che male si poteva adattare ai «ludi cartacei» di una democrazia grigia ed egualitaria. Leggi l'articolo integrale di Giuseppe Parlato su Libero in edicola oggi, sabato 3 novembre

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