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La Boldrini si fa attendere dal premio Nobel Aung San Suu Kyi

Laura Boldrini

La dissidente birmana Aung San Suu Kyi attende a lungo di ricevere Laura e consulta nervosamente l'orologio. Ma cosa aveva da fare lady Montecitorio?

Luciano Capone
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  Che fretta c'è, è stata una ventina d'anni agli arresti, può aspettare qualche minuto. Forse è questo che ha pensato Laura Boldrini quando ha lasciato il premio Nobel Aung San Suu Kyi ad aspettare per vari minuti nell'anticamera del suo ufficio. Secondo la ricostruzione de L'Espresso la dissidente birmana, alla sua prima strorica visita ufficiale in Italia, ha aspettato nel salottino di Montecitorio per lunghi e interminabili minuti la presidenta dell'(anti)camera “al punto che – dice il settimanale – perfino una figura sobria ed elegante come la leader della Lega nazionale per la democrazia birmana, tra una parola e l'altra alla sua traduttrice, non ha saputo resistere alla tentazione di dare un'occhiatina all'orologio”. Insomma anche un premio Nobel perde la pazienza. Inizialmente si pensava che la Boldrini fosse impegnata con un altro imprescindibile incontro, magari più urgente ed importante. Papa Francesco, Nelson Mandela, i parenti delle vittime di Lampedusa o magari una delegazione di ex veline pentite, ma quando si sono spalancate le porte la Boldrini è uscita accompagnata solo dai suoi stretti collaboratori. Aung San Suu Kyi non si è lamentata perché in fondo la Boldrini è pur sempre una collega, anche lei è un premio Nobel. Di maleducazione.  

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