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Alessandro Giuli denuncia: "Report ha violato la mia email per un servizio sulla Lega, guarisco dal Covid e faccio querela"

Gianluca Veneziani
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Il collega Alessandro Giuli ha contratto il coronavirus ed è in isolamento domestico da dieci giorni. Alessandro, come stai? «Questo virus è una brutta bestia perché dà l'impressione di essersene andato e invece torna a mordere. Alcuni giorni fa ho avuto un alert da Immuni: mi comunicava che ero entrato in contatto con un contagiato a Milano. Intanto però il virus già girava a casa mia, tra moglie e figli. Insomma, c'è stata una possibile doppia fonte di contagio». Quali sono i sintomi principali? «Ho avuto febbre, raffreddore, dolori diffusi e ossa rotte con perdita di olfatto e gusto; e in più un deficit di ossigenazione che mi costringe ad assumere cortisone per evitare il ricovero in ospedale».

Si dice: i Dpcm di Conte non ci salveranno dal Covid, ma ci faranno morire di fame. Condividi?
«Be', i decreti del premier sono strabici, pieni di limiti e sicuramente peggiorativi della situazione precedente».

Come commenti le proteste di piazza?
«La violenza non è mai ammissibile, anche perché è un elemento di legittimazione di ulteriori provvedimenti restrittivi. Da sempre i violenti sono i migliori amici delle pulsioni totalitarie di qualsiasi governo malintenzionato. Detto questo, esiste un malcontento comprensibile che va ascoltato, interpretato e orientato in una forma dialettica pacifica».

Non aver investito sul trasporto pubblico e non aver attivato le terapie intensive previste sono errori che Conte pagherà politicamente?
«Sono critiche pertinenti. Nella prima ondata non c'era il libretto delle istruzioni e tutti sono stati travolti da una cosa inedita. Quello che ora non si può giustificare è il ritardo nel rafforzare la medicina del territorio e i presidi sanitari. Parlo coi medici dell'Asl che sono disperati, non hanno il personale e gli strumenti necessari per collegare pazienti e ospedali. Lo stesso si può dire dei trasporti, in cui non sono stati messi a disposizione altri mezzi e non sono stati razionalizzati gli orari. Insomma, stavolta le attenuanti non ci sono più. Tutto ciò mi fa pensare che per la prima volta Conte andrà in difficoltà in termini di consenso».

Lunedì scorso il programma di RaiTre Report ti ha tirato in ballo nella vicenda dell'avv. Andrea Mascetti. Cosa c'entri tu?
«Il mio nome è apparso in quanto nel 2017 avevo inviato per email al senatore Siri una bozza del programma culturale della Lega, da me scritto insieme ad altre persone, sottolineando che essa era stata "supervisionata da Mascetti". Un fatto senza alcuna rilevanza scandalistica, dal momento che poi quel programma è stato reso pubblico in una conferenza stampa alla Camera dei deputati. Ma l'aspetto grave, e secondo me dotato di rilevanza penale, è che Report tre anni dopo abbia ottenuto chissà come e dato in pasto a due milioni di spettatori la mia posta elettronica, senza avvertirmi preventivamente, con una chiara violazione della privacy. Mi sono sentito indifeso, spiato e mi sono chiesto cosa c'entrasse tutto ciò col diritto di cronaca. E mi chiedo ancora: ma chi gliel'ha data a quelli di Report la mia corrispondenza privata? E perché l'hanno resa pubblica, peraltro decontestualizzata, in un modo così gratuito e obliquo? Per il momento non posso fare la denuncia, essendo costretto in casa dal virus. Ma col mio avvocato mi riservo di esplorare ogni soluzione».

Vincerai prima sul virus o su Report?
«Intanto portiamo a casa la vittoria famigliare sul Corona, tutto il resto verrà dopo».

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