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Lavitola, ecco la mail (mai arrivata) a Berlusconi: "Silvio, sei in debito con me"

Giulio Bucchi
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  Una e-mail mai recapitata, con un lungo elenco di promesse (ricevute), di favori (fatti), di insinuazioni. L'autore della missiva è Valter Lavitola. Il destinatario, che però non l'ha mai ricevuta, è Silvio Berlusconi. Lo scritto risale al dicembre 2011 ed è stato scovato dai pm di Napoli nel computer di Carmelo Pintabona, affarista e politico d'origine siciliana, indagato con lo stesso Lavitola per l'ipotesi di tentata estorsione a Berlusconi. Nella lettera, Lavitola   fa riferimento a un rimborso spese di 400-500 mila euro per un  viaggio nell'isola di  Santa Lucia, dove avrebbe dovuto cercare le prove dell'appartenenza al cognato di Fini dell'appartamento di Montecarlo. E poi, riferimenti al passaggio del senatore De Gregorio dal centrosinistra al centrodestra e fantomatiche foto  in cui Berlusconi sarebbe  ritratto con Antonio Bassolino e alcuni camorristi.  La lettera  (della quale Pintabona   avrebbe riferito in sintesi il contenuto al Cav) è  stata depositata dai sostituti Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock al processo, che per Lavitola comincerà  nelle prossime settimane. Nel testo, zeppo  peraltro di strafalcioni, Lavitola elenca una serie di benefici che l'ex premier gli avrebbe concesso in cambio di favori vari. In particolare il rimborso spese per il suo viaggio nell'isola centroamericana (e paradiso fiscale)  di Santa Lucia. Lavitola scrive di aver ottenuto «400/500mila euro (non ricordo) di rimborso spese per la “Casa di Montecarlo”, dove io ce ne ho messi almeno altri 100.000. Martinelli (il presidente di Panama, ndr) ha contribuito con 150.000 euro oltre che con il volo privato da Panama a Roma (circa 300.000 euro), quando Le portai i documenti originali di Santa Lucia (circa 300.000 euro)». Quei documenti,  afferma l'ex direttore dell'Avanti!, erano così importanti che, per evitare che gli fossero trovati addosso, vennero portati fuori  dall'aeroporto dai piloti del volo privato Panama-Roma.  Nella mail Lavitola non parla solo del caso Montecarlo, ma elenca le altre circostanze in cui, a suo dire, avrebbe reso servigi al Cavaliere: «Era in debito  per aver io  “comprato”  De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie della procura di Santa Maria Capua Vetere, da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie» e per avere «lavorato» Dini. A fronte di tanti favori, Berlusconi avrebbe fatto a Lavitola delle promesse, molte delle quali però  non mantenute. Il giornalista  si lamenta, in particolare, di non essere entrato a far parte del governo, di non essere stato eletto al Parlamento europeo e di non avere avuto incarichi importanti. C'è anche un  passaggio sull'ex maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica, coinvolto nell'inchiesta P4 assieme al deputato del Pdl Alfonso Papa e al faccendiere Luigi Bisignani,  e latitante da oltre un anno: «Io lo mantengo da un anno in Senegal». «Era la fonte»,  scrive Lavitola , «che ha quantomeno contribuito a salvare Bertolaso (glielo può chiedere), ci ha coperti nell'indagine sull'acquisto dei senatori, ha dato una mano sul serio nelle indagini su Saccà (con le intercettazioni) e Cosentino, ed ha eliminato alcune foto che La vedevano ritratto assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della Camorra per la vicenda dei rifiuti (sono certo che lei non sapesse chi fossero). Eravamo in grande debito e lui si era reso conto che Bisignani e Papa lo sfruttavano e lo prendevano in giro promettendogli di andare ai servizi per guadagnare 200 euro in più  al mese. Non c'è nulla di più pericoloso di un amico che si sente tradito, abbandonato e senza vie di uscita».  

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