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Pd, le regole delle primarie: doppio turno e certificato elettorale

Renzi e Bersani

Ecco le regole ad hoc: doppio turno e un certificato di "sostenitore del centrosinistra". Il sindaco: "Perché cambiano proprio ora?"

Andrea Tempestini
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Il Partito Democratico cambia le regole per le primarie di partito: arrivano il doppio turno e l'albo degli elettori. Inoltre ecco il patto di coalizione tra le forze che partecipano: chi perde sarà costretto a sostenere il vincitore, una misura dal vago sapore bolscevico. Inoltre, chi vorrà votare dovrà ritirare un certificato elettorale entro un giorno prima delle votazioni (tuttavia si potrà ritirare la tessera anche la domenica stessa delle primarie). Per quanto concerne i due turni di voto, solo chi avrà votato al primo turno delle primarie potrà farlo anche al secondo: sarà la medesima platea di elettori a decidere al ballottaggio il candidato della sinistra. Per quel che riguarda la privacy sull'albo degli elettori - questa la misura più controversa -, il Pd spiega che chi vota alle primarie sottoscriverà una dichiarazione di sostegno al centrosinistra: una vera e propria iniziativa politica per tenere lontani i potenziali elettori (alle primarie) di destra. Anche perché i nomi dei votanti potranno essere pubblici non in quanto votanti, ma in quanto "sostenitori del centrosinistra".  Manovra anti-Renzi - Quella del Partito Democratico è una chiara manovra per indebolire Matteo Renzi, il sindaco rottamatore che tenta la scalata al partito e che fa tremare il segretario Pierluigi Bersani, che ha una fifa blu di perdere la leadership. Pronta, infatti, è arrivata la replica del primo cittadino di Firenze: "Non capisco perché non vadano bene le regole del passato quelle che andavano bene quando hanno vinto Prodi, Veltroni, Bersani". La mossa di inserire il certificato elettorale e la dichiarazione di sostegno al centrosinistra, infatti, appaiono come due novità mirate per indebolire Renzi, che potrebbe raccogliere diversi consensi anche tra i moderati delusi, o tra gli elettori di centrodestra che però, c'è da scommetterci, non vorranno mai e poi mai essere bollati (pubblicamente, alla faccia della segretezzad el voto) come "sostenitori del centrosinistra". Il sindaco furioso - La modifica dello statuto del Pd che permette la candidatura di Matteo Renzi e di altri candidati del Partito democratico alle primarie, sarà una norma transitoria, viene spiegato nel dispositivo che verrà votato all'assemblea nazionale del prossimo sabato, a Roma. E Renzi per questo è furioso, e ha fatto sapere che a Roma non ci sarà. Nella sua newsletter, il sindaco rottamatore ha spiegato: "Non faccio parte dell'assemblea nazionale del Pd. E non voglio dare motivi di ulteriore divisione: Bersani ha detto che farà di tutto per fare primarie aperte, libere e democratiche. Non so se il segretario ha ancora la maggioranza degli elettori del centrosinistra: questo lo diranno le primarie. Ma il segretario ha sicuramente la maggioranza dei membri dell'assemblea: tocca a lui dimostrarsi di parola, come io mi auguro".

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