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La furia di Napolitano: per lui Monti si è montato la testa

Andrea Tempestini
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  Sic transit gloria mundi. E che le "cose" del mondo siano effimere, che tutto possa cambiare da un momento all'altro, lo fotografa con chiarezza il barometro dei rapporti tra il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio. Tra Giorgio Napolitano e Mario Monti. Tra l'uomo che ha voluto a tutti i costi il Professore al governo e tra il Professore stesso. Ieri, giovedì 22 novembre, l'intervento a gamba tesa del Colle, interventista, come sempre: "Monti non è candidabile. E' senatore a vita. Può essere coinvolto nei giochi della politica soltanto dopo il voto. E il Quirinale non sponsorizza soluzioni". E ancora, Napolitano: "Una lista di Monti? Non so che senso avrebbe". Affermazioni gravide di implicazioni politiche. Affermazioni che sottolineano l'incrinarsi dell'asse tra Re Giorgio e Mario. Ingolosito da Palazzo Chigi - Ma che cosa è passato per la mente di Napolitano? Facile intuirlo. A Re Giorgio non va giù il fatto che Monti si stia facendo ingolosire dalla politica declinata da Palazzo Chigi. Non è più un mistero, infatti: dopo le iniziali (e poco convincenti) chiusure, da settimane il premier ha cambiato atteggiamento. Certo, per lui è pronta la sedia da presidente della Repubblica. Che però gli piace di meno. Monti vuole continuare la sua opera da Presidente del Consiglio. Vuole un nuovo mandato. E proprio per questo motivo nelle ultime settimane aveva lasciato che si facesse il suo nome, e non soltanto per un eventuale bis da "nominato", ma proprio per qualche forma di partecipazione alle elezioni. Molteplici esternazioni (dall'"abbiamo salvato l'Italia dalla catastrofe" fino alle chiusure sul bilancio europeo) dimostrano infatti che la campagna elettorale di Mario è (o era, a questo punto?) iniziata. La creatura "si ribella" - Napolitano, però, non ci sta. La rabbia del Colle per il mutato atteggiamento del premier è tangibile. Per esprimere il concetto con parole spicce e lontane dal politichese, per Napolitano il "suo" Monti si è montato la testa. Inoltre Re Giorgio fatica a digerire l'ipotesi che la "sua creatura", il Professor Mario, ora voglia agire di testa sua, fuori dagli schemi. Ovvio che Napolitano ambisca a un secondo mandato del premier, ma non può accettare che Monti "si sporchi le mani" avvicinandosi a questo o a quel movimento politico: premier sì, ma soltanto se "nominato" dopo le elezioni, come uomo super-partes e lontanto da qualsiasi logica di partito. Per Napolitano, insomma, Monti non si deve misurare col consenso popolare né deve appiccicarsi alcuna etichetta di partito sulla giacchetta; semmai Monti può essere solo "imposto". L'irritazione del Professore - Di pari passo viagga l'irritazione di Monti stesso, che un intervento come quello di ieri, duro e tagliente, non se lo aspettava proprio. Monti si chiedeva come Napolitano avesse preso la "nomination" ricevuto sabato alla convention di Montezemolo e Riccardi? Una risposta è arrivata: Re Giorgio l'ha presa malissimo. Il premier ora è irritato, non vuole che la forza coercitiva del Colle lo ferni. E Monti la sua irritazione l'ha fatta emergere con una sottile arma diplomatica: quella del silenzio. Dal premier, ieri, nemmeno un commento alle parole di Napolitano. Il Professore c'ha preso gusto. Vuole fare politica e, forse, vuola anche provare a farsi eleggere. Ma il suo "capo" quirinalizio gli dice di no, gli dice che non è possibile. Sic transit, gloria mundi...  

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