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Tares, la nuova imposta punisce chi ha più figli

Mario Monti

La Tares, la nuova imposta sui rifiuti, punisce le famiglie numerose: dovranno pagare un balzello maggiorato del 30 per cento

Andrea Tempestini
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  di Fausto Carioti Con un occhio al Vaticano e l'altro all'elettorato cattolico, Mario Monti ha deciso che l'aiuto alle famiglie numerose e la lotta alla denatalità meritano un posto importante tra i propri slogan. Nelle venticinque pagine dell'Agenda Monti si denuncia che la tenuta del «welfare familiare» tipico della società italiana «è oggi sempre più a rischio» e si promette di rimediarvi mettendo «la famiglia al centro delle politiche di sviluppo, della fiscalità e di welfare», iniziando con l'adottare «incentivi fiscali e contributivi a sostegno della natalità e per le famiglie numerose», utili anche «a contrastare il calo demografico». Viste queste premesse, era lecito attendersi dal programma di Monti il «coefficiente familiare»: metodo di prelievo a vantaggio proprio delle famiglie numerose, che prevede di dividere il reddito per tutti i componenti, ognuno dotato di un proprio quoziente, e solo dopo questa operazione calcolare l'aliquota. Nulla di simile appare però nell'Agenda. Dove non vi è traccia nemmeno del «fattore famiglia», proposta elaborata dal Forum delle associazioni familiari, con cui si chiede di introdurre una «no tax area familiare»: più persone sono presenti nel nucleo, maggiore sarà il reddito non sottoposto a tassazione.  Eppure qualcosa per cambiare il carico fiscale che grava sulle famiglie numerose già a partire dal 2013 Monti l'ha fatta. È la Tares, il tributo comunale sui rifiuti e servizi (illuminazione pubblica, manutenzione stradale etc) introdotto col decreto salva-Italia: sostituirà Tarsu e Tia ed entrerà in vigore da gennaio. Per le famiglie numerose, però, si tratta di una pessima notizia. La nuova tassa comporterà infatti per loro costi maggiori: il rincaro potrà arrivare sino al 30% nel caso di nuclei composti da cinque o più componenti. La novità riguarda i Comuni nei quali sino ad oggi è stata in vigore la Tarsu, che sono circa 6.700, vale a dire l'84% del totale. Al “normale” rincaro, dovuto al fatto che la Tares dovrà coprire integralmente il costo del servizio rifiuti (ad oggi finanziato in media solo per il 91%), si aggiunge l'introduzione del cosiddetto «metodo normalizzato»: criterio per la redistribuzione del carico fiscale contenuto in un decreto del 1999, dove spiccano tabelle con coefficienti presuntivi che crescono all'aumentare dei componenti della famiglia. Metodo che i Comuni sono tenuti ad adottare applicando ai propri contribuenti la Tares, che diventa così qualcosa di molto simile a una tassa sui figli. Il risultato lo ha calcolato uno studio realizzato da Ref Ricerche e Indis Unioncamere e pubblicato sul Sole-24 Ore. Nei comuni che oggi hanno la Tarsu, spiega l'economista Samir Traini, co-autore dello studio, «l'aggravio sarà più significativo all'aumentare del numero dei componenti il nucleo familiare, con le famiglie di cinque e più componenti che subiranno un incremento medio di quasi il 30%. Al contrario, le famiglie poco numerose potrebbero registrare un beneficio e quelle costituite da un solo componente potrebbero risparmiare circa il 3%».  

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