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I giornalisti dell'Unità senza stipendio da 3 mesi

Lucia Esposito
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Tira un'aria pesantissima su L'Unità, lo storico quotidiano della sinistra fondato nel 1924 da Antonio Gramsci. L'assemblea dei soci azionisti della Nie, che dal 2001 edita il giornale, ha nominato i due liquidatori. "Questa scelta non va intesa come la chiusura del giornale ma il suo esatto contrario", ha però precisato Matteo Fago, il socio di maggioranza. "La liquidazione rappresenta un passaggio inevitabile e necessario per uscire da una crisi altrimenti irreversibile". Le discordanza tra i diversi soci, infatti, hanno impedito la ricapitalizzazione, la quale avrebbe permesso di proseguire il progetto con l'attuale assetto. Il prossimo passo, ora, sarà quello di valorizzare sia la testata che il marchio, affinché diventi più facile "trovare nuovi investitori". Il punto è che i giornalisti del quotidiano non percepiscono lo stipendio da tre mesi. Lavorano senza stipendio.  La chiusura e la fusione - Ma Matteo Renzi, all'assemblea del Pd del mese di giugno ha parlato di una possibilità che rappresenta una vera e propria rivoluzione nel mondo dell'informazione dell'area di centrosinistra: "Non ci possiamo più permettere due giornali diversi, due storie diverse", ha detto parlando di Europa e de L'Unità.  Un'idea che avevano preso in considerazione anche altre segreterie e che però non hanno portato a nulla. Ora, complici i conti non rosei del partito e la crisi dell'Unità, Renzi ha deciso di provare nell'impresa. L'obiettivo quello di salvaguardare il più possibile i livelli occupazionali, ma anche pensare a far collaborare in un modo o nell'altro le due testate in modo sempre più unitario. Nei giorni scorsi per l'Unità, di cui il Pd e' socio di minima minoranza, è stato avviato dai soci l'iter di liquidazione. Mentre Europa, che riceve i fondi come organo della Margherita, da tempo ha privilegiato l'online rispetto al cartaceo. Valorizzazione del brand "Stiamo pensando alla soluzione migliore possibile per affrontare la sfida del futuro" spiega Francesco Bonifazi, tesoriere del partito. Una delle ipotesi a cui si lavora è di capitalizzare il più possibile il brand 'l'Unita'', risolvere il problema dei debiti e sfruttare al meglio il web. Ma nessuno al partito si nasconde che legate alla eventuale fusione dei due giornali ci sono il problema del livello occupazionale da un lato, ma anche le sensibilità legate alla storia dei due quotidiani dall'altro. "Il punto è riuscire a voler bene alla nostra storia e chi vuole bene a una storia non la relega in un museo delle cere", ha spiegato Renzi. Insomma, se non si cambia, il rischio di morire è dietro l'angolo. Per cominciare a valorizzare il brand Unità "Renzi ha deciso di rilanciare il vecchio nome delle feste di partito: va in soffitta Festa democratica, che non ha mai scaldato gli animi e torna la Festa dell'Unità, con il suo bagaglio di ricordi e suggestioni. Un piccolo colpo per gli ex popolari, ammette scherzando il premier, che riferisce di un malore avuto alla notizia dal suo vicesegretario, Lorenzo Guerini, di tradizione popolare.

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