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Riforma del Senato, Sel spiazza Matteo Renzi: non ritira gli emendamenti al ddl Boschi

Giulio Bucchi
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Sel dice no alle proposte di Matteo Renzi. I senatori vendoliani non ritirano i circa 6.000 emendamenti presentati per fare ostruzionismo sulla riforma del Senato, mettendo a questo punto a rischio serissimo la possibilità di approvare il ddl Boschi entro l'8 agosto. Un colpo di scena dopo che nelle ultime ore si era fatta strada l'ipotesi di un accordo tra governo e opposizioni: il ritiro degli emendamenti e il via libera dei punti fondamentali della riforma entro 10 giorni, con slittamento dell'ok definitivo a settembre, in cambio di modifiche anche importanti sulla legge elettorale, alla ripresa dei lavori. Il "ribelle" del Pd Vannino Chiti aveva già deposto le armi, con un discorso chiaro in mattinata a Palazzo Chigi. E Renzi, dopo aver scritto una lettera di intenti ai senatori dem, proprio a Chiti aveva affidato il compito lunedì di trattare con Sel, . Trattativa fallita, con il risultato che i renziani ora mettono sul banco degli imputati lo stesso senatore democratico. La "gazzarra" - Intanto in Aula è scoppiata la protesta dei grillini e delle opposizioni. Fischi e urla da parte delle opposizioni hanno costretto il presidente dell'aula a sospendere la seduta. Ma alla ripresa i toni non sono cambiati. Il nodo è la decisione di votare per parti separate gli emendamenti che al loro interno hanno riferimenti sia all'elezione diretta dei parlamentari sia alla tutela delle minoranze linguistiche (su cui è stato accolta la richiesta di voto segreto): "La vogliamo finire con questa gazzarra? Prego i presidenti di gruppo di richiamare i propri senatori", ha detto Grasso. E avverte: "Chi prosegue con la protesta andrà fuori dall'Aula". Ma i senatori dell'opposizione e, in particolare, quelli grillini, gridano in coro: "Non si può, non si può". Insomma ormai la strada per le riforme si fa davvero in salita. 

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