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Fitto contro Rossi, Berlusconi contro Forza Italia

Nicoletta Orlandi Posti
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Hanno bruciato il suo candidato per la Corte costituzionale Antonio Catricalà e, così facendo, messo fuori gioco pure l'opzione due, cioè l'avvocato Donato Bruno. Per questa ragione Silvio Berlusconi si dice «molto deluso» con qualcuno, addirittura «arrabbiato» con altri. Ai capigruppo che lo hanno chiamato il Cavaliere ha chiesto di rimettere insieme i cocci e una quantificazione del danno: «Su 120, hanno votato in dissenso 40 parlamentari di Fi», gli ha spiegato uno di loro. I riottosi sarebbero soprattutto senatori, gli stessi che avevano condotto una battaglia a viso aperto contro le riforme nel mese di luglio. «È un affronto personale: ora potremmo trovarci alla Consulta un nome sgradito», si è sfogato. Non si riferiva al solo candidato “di bandiera”, ma anche a Luciano Violante, indicato dal Pd, che a lui sarebbe andato benissimo e rischia di dover cedere il passo. L'ex premier accusa chi ha votato in dissenso di essersi prestato a fare «l'utile idiota del Ncd», cui attribuisce la paternità della mossa tesa a metterlo in difficoltà. Non era servito a rimettere in riga i ribelli nemmeno la minaccia fatta trapelare via Maria Rosaria Rossi: «Chi non si mette in regola coi versamenti al partito e non rispetta la linea non sarà ricandidato». L'esito dell'ammutinamento azzurro è che ieri pomeriggio, dopo che la voce si rincorreva da almeno 24 ore, l'ex presidente dell'Antitrust e candidato del centrodestra si è sfilato volontariamente, ritirando la sua disponibilità: «Non provo nessuna amarezza. C'è un problema, ho voluto risolverlo così», ha garantito Catricalà, che è stato sottosegretario a Palazzo Chigi. Ringraziato «per la sensibilità e il grande senso di responsabilità» da Renato Brunetta a nome di tutti i parlamentari di Forza Italia, Catricalà non ha risolto il problema centrale che il centrodestra dovrà risolvere, cioè trovare un nuovo candidato. La «panchina» è cortissima, ammette un big azzurro. Specie perchè il nome individuato dovrà avere il via libera anche di Matteo Renzi, oltre che di Angelino Alfano. Più d'un parlamentare di Fi sostiene di avere sentito il ministro dell'Interno pronunciare davanti a Donato Bruno, in Aula, la seguente frase: «L'Ncd vota per te». Denis Verdini, Gianni Letta e Niccolò Ghedini sono già al lavoro per comporre una nuova rosa di nomi. Ci sarà il giurista Niccolò Zanon, membro uscente del Csm, ma l'asso nella manica sarebbe una outsider come l'ex ministro della Giustizia Paola Severino. Già candidata per il Csm dall'Udc dieci anni fa, seppur mai organica al centrodestra e nonostante qualche schermaglia sulla legge che porta il suo nome, ha mantenuto ottimi rapporti con un pezzo di Fi. La scelta non arriverà prima di lunedì, quando il Cavaliere - rimasto ad Arcore tutta la settimana causa uveite - riceverà i suoi. Ieri l'ex premier è stato a Milanello e ha fatto trapelare «fastidio» per il botta e risposta tra la tesoriera Maria Rosaria Rossi e Raffele Fitto. La prima, intervistata da Repubblica, ha parlato del «sospetto» che «il premier voglia elezioni anticipate» e, parlando delle primarie chieste dall'ex ministro, è stata tranchant: «Da noi non se ne parla, magari è possibile tentare altrove.... Ognuno può dire la qualunque». Fitto, recordman di preferenze, ha replicato dal blog: «Lascia allibiti che Berlusconi possa consentire alla senatrice di rilasciare patenti di legittimità». Se a “strigliare” l'ex ministro ci ha pensato in pubblico Deborah Bergamini, stavolta pure la Rossi si è presa (in privato) una rampogna del Cavaliere per le «parole improvvide». di Paolo Emilio Russo

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