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Salvini: se si votasse domani andrei con Giorgia Meloni

Lucia Esposito
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Due centrodestra. Forse tre. Altro che riunificazione. Qui, dal chiacchiericcio dei convegni di fine estate, viene fuori un quadro della coalizione ancora molto disarticolato. A destra si profila un asse  lepeniano ed euroscettico formato da Lega Nord e Fratelli d'Italia. Al centro un polo neoberlusconiano con Forza Italia e, forse, un gruppo di ex pronti a dire addio ad Angelino Alfano. E ancora: un blocco centrista post-berlusconiano che non crede nell'ennesimo ritorno in scena del Cavaliere. È la “casa delle libertà”. Ma versione Corrado Guzzanti: «Ognuno fa il ca..o che gli pare». E oggi parla Berlusconi. Silvio è atteso a Sirmione dove è in corso la “Leopolda” di Forza Italia. Non con la consueta telefonata ma, per una volta, di persona, a quanto pare.  Nei colloqui privati avuti in questi giorni, l'ex premier si è detto pronto a una nuova stagione di protagonismo politico. Le notizie che arrivano da Strasburgo rendono ottimista Silvio. Se la Corte europea dei diritti umani dovesse accogliere il ricorso (per il momento lo ha reputato solo ammissibile), Berlusconi potrebbe chiedere la revisione del processo per frode fiscale. E scrivere una nuova pagina della sua esperienza politica: «Rimango l'unico leader credibile nel centrodestra», inutile cercare successori. Non ne trova perché «non ci sono». La prossima settimana Berlusconi si occuperà della riorganizzazione del partito. Martedì vedrà i club Forza Silvio e, a seguire, dovrebbe riunire l'assemblea dei parlamentari azzurri. Sistemati gli affari interni, il Cavaliere è atteso da una missione titanica. Rimettere insieme un centrodestra finito in pezzi. Non lasciano molti spiragli i protagonisti che intervengono a Sirmione, nella manifestazione organizzata da Mariastella Gelmini, e a Roma, dove si svolge Atreju, la festa di Fdi-An.  «Le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono», dice il consigliere politico berlusconiano Giovanni Toti. Però Giorgia Meloni e Matteo Salvini non approvano la collaborazione offerta dal Cav a Matteo Renzi. Tanto che il segretario del Carroccio arriva a ipotizzare una corsa solidaria a destra: «Se domani mattina si votasse io non sarei l'alleato di nessuno o forse solo della Meloni». Contare nelle scelte del governo, a partire dal jobs act, al Carroccio non interessa: «Preferisco rimanere irrilevante che perdere la mia coerenza», insiste Salvini. «Renzi è come Monti, ma siccome è simpatico, ci fotte con simpatia...». Come i leghisti, anche Fratelli d'Italia punta il dito contro il Nuovo centrodestra. Come si fa ad allearsi con chi, attacca Giorgia Meloni, «tradisce le battaglie storiche che abbiamo condotto insieme», vedi «depenalizzazione delle droghe leggere e abolizione del reato di immigrazione clandestina». Anche nel Nuovo centrodestra c'è fermento. Ospite a Sirmione, Nunzia De Girolamo si dice convinta che «Berlusconi rimanga l'unico leader in grado di riunificare il centrodestra». Per Silvio, il capogruppo del Ncd alla Camera vede «un ruolo di allenatore, avendo dimostrato in passato di saper tenere insieme tutto e il contrario di tutto». Parole che non piacciono al suo partito. Fabrizio Cicchitto contesta la capogruppo: «Non condivido il parere per cui solo Berlusconi è in grado di riunificare il centrodestra. Dopo venti anni e dopo che quasi sei milioni di elettori hanno abbandonato il Pdl prima e Forza Italia poi, bisogna rifondare il centrodestra alla radice», a partire dalla «leadership». Critico anche il coordinatore del Ncd Gaetano Quagliariello: le coalizioni e i partiti devono essere «comunità scalabili» e non «chiuse», che finiscono «con la storia di una persona o di una famiglia». Che inizia con la B. Salvatore Dama 

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