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Mario Monti è rimasto solo in Scelta Civica, dal suo partito vanno in otto nel Partito Democratico

Giovanni Ruggiero
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Mario Monti è rimasto solo e abbandonato. La sua Scelta Civica si sta inesorabilmente svuotando come un taxi arrivato a fine corsa. In otto hanno mollato il loden bocconiano per aggrapparsi alla camicia bianca di Matteo Renzi e accasarsi al suo Pd. Nella comitiva spicca il nome del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, c'è poi il viceministro economico Carlo Calenda, i senatori Pietro Ichino, Linda Lanzillotta, Gianluca Susta e Alessandro Maran, le deputate Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli. Una bella boccata di ossigeno per il governo Renzi che allarga i suoi numeri in Parlamento, un momento di grande tristezza per l'ex premier Monti. Vietato ai Monti - E pensare che fino a due anni fa, Mario Monti era così lanciato da guadagnarsi la candidatura nei sondaggi alla Presidenza della Repubblica. Ci saremmo potuti risparmiare gli ultimi due anni di Giorgio Napolitano, ma il professore già all'epoca doveva capire che la discesa stava per iniziare. Prima della trasformazione di Scelta Civica a partito monocelullare, Monti ha dovuto subire anche lo smacco dell'esclusione al Senato. Nessuno lo cerca, nessuno lo vuole. Soprattutto i senatori del gruppo per le Autonomie che hanno da poco accolto, invece, a braccia aperte l'ex capo dello Stato Napolitano. Il senatore a vita aveva provato a sondare il terreno e avanzato una richiesta informale di adesione al gruppo. "Monti no!" hanno detto i senatori di Südtiroler Volkspartei, Union Valdôtaine, Partito Autonomista Trentino Tirolese, Unione per il Trentino, Partito Socialista Italiano, Democrazia Solidale e Movimento Associativo Italiani all'estero. Tutta gente inviperita con quei tagli radicali che hanno colpito anche le regioni autonome.

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