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Popolari per l'Italia, addio a Matteo Renzi: Senato, la maggioranza a rischio

Nicoletta Orlandi Posti
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I Popolari per l'Italia mollano Matteo Renzi e il suo governo. Lo hanno deciso in un direttivo nazionale che ha prodotto un documento sul quale è scritto nero su bianco il motivo dell'uscita dalla maggioranza. "Riforme non condivise condotte in modo improvvisato ed approssimativo, con una improvvida esaltazione del carattere monocolore dell'Esecutivo sono alla base di una decisione che è innanzitutto un giudizio definitivo su una gestione politica che sta tenendo in stallo l'Italia, la sua economia e il suo bisogno di crescita", ha spiegato il senatore del gruppo Grandi Autonomie e Libertà, Mario Mauro.  La maggioranza perde dunque tre senatori e il governo un sottosegretario (che dovrà sostituire). Oltre a Mauro, dei Popolari fanno parte anche Tito Di Maggio e Angela D'Onghia, sottosegretario all'Istruzione. Di Maggio, secondo alcuni ben informati di Gal, avrebbe intenzione di aderire al nuovo gruppo dei fittiani che si sta formando a Palazzo Madama. Per Renzi, già nel momento più difficile della sua storia politica a Palazzo Chigi, arriva il momento più duro: la maggioranza si basava su una soglia massima di 174 senatori e minima di 161, nella migliore delle ipotesi possibile, dunque, per le prossime riforme, il governo poteva contare su 24 voti di margine. Con la fuoriuscita dei Popolari per l'Italia, il margine cala a venti voti. Per far capitolare il governo, dunque, è sufficiente uno sgambetto della minoranza del Pd: i voti di margine, ora , sono otto.

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