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Golpe 2011, Mario Monti: "Giorgio Napolitano mi chiamò perché avevo credenziali in Europa"

Andrea Tempestini
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In Commissione banche era il giorno di Mario Monti, il premier tecnico del governo dei disastri, l'uomo che secondo molte ricostruzioni fu portato a Palazzo Chigi da un'Europa che non voleva più Silvio Berlusconi, abbattuto a colpi di spread. Si parla del cosiddetto golpe del 2011, tema sul quale il Loden è stato costretto ad esprimersi. E le sue dichiarazioni, a tratti, lasciano interdetti. Nel 2011, ha spiegato, "l'Europa era attivissima nell'appoggio dell'Italia, un appoggio concreto e quotidiano in denaro, attraverso il programma di acquisti di titoli di Stato", afferma. Ma nonostante ciò, continua, "ci fu la fortissima salita dello spread". Una fortissima salita che, anche in questo caso secondo molte ricostruzioni, fu innescata proprio dall'azione di quell'Europa che Monti difende a spada tratta. Quell'Europa che, a detta sua, ci avrebbe aiutato (e non sfasciato). Leggi anche: Prodi confessa: "Chi ha fatto fuori Berlusconi e perché" Si torna poi alla lettera inviata dalla Banca Centrale Europea il 5 agosto all'Italia, una lettera in cui si indicava al Belpaese quale strada seguire - quella delle misure draconiane, della tempesta di tasse - e che fu un crocevia fondamentale per l'ascesa di Monti a Palazzo Chigi. Eppure, il Loden si smarca affermando che la missiva "era fuori dalle competenze", le quali "spettavano alla Commissione europea". Questioni, vien da dire, di lana caprina. Monti, non pago, aggiunge: "Condannai la lettera in un mio articolo pubblicato sul Corriere della Sera, appena due giorni dopo la ricezione della lettera". Sull'esperienza di governo, Monti spiega che nel 2011 "il mio esecutivo è stato pensato dal presidente Napolitano mettendo non una persona in quanto tecnica, ma in quanto non ce ne erano molte in quel momento disponibili che non avessero mai fatto politica, né dalla parte di chi era entrato in difficoltà né dalla parte contrapposta e che avesse, riteneva Napolitano, dimestichezza e credenziali in Europa per un aggancio solido dell'Italia" nell'Unione Europea. E insomma, è lo stesso Monti a capitolare, confermando de facto come quel suo governo sia stata un'invenzione di Napolitano (e fin qui, ok: era il capo dello Stato). Un'invenzione di Napolitano - e lo dice tra le righe lo stesso Monti - il cui obiettivo era placare gli animi a Bruxelles, ed è questo che non torna. La conferma al golpe del 2011, insomma, adesso arriva anche dalla persona che prese il posto di Berlusconi.

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