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Luigi Di Maio, cala la mannaia del leader stalinista: tutti gli epurati dal M5s, su ordine della Casaleggio Associati

Andrea Tempestini
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Avrà pure qualche problema col congiuntivo (eufemismo), Luigi Di Maio. Ma pare non averne con i diktat, ammesso che siano suoi e non del nuovo guru, Davide Casaleggio. Si parla delle parlamentarie, la farsa a Cinque Stelle per la scelta dei candidati. Si parla, soprattutto, di epurati. Già, perché stando alle mere statistiche, due candidati su tre sono stati esclusi per i motivi più disparati, in quella che appare una gestione stalinista delle liste. Leggi anche: Pianto-Di Maio: "La Rai mi tratta male. E allora..." Epurati a sorpresa, tra l'altro. Come rivela La Stampa, lunedì - il primo giorno di votazioni - molti aspiranti grillini non hanno trovato il loro nome tra quelli disponibili sulla piattaforma per il voto. La ragione? Ve l'abbiamo già detta: la nuova regola del M5s che assegna allo staff della Casaleggio Associati e a Di Maio l'ultima parola sulle candidature: altro che uno vale uno, insomma. Tra i fatti fuori, anche qualche eletto uscente come il senatore sardo Roberto Cotti, il quale - terrorizzato - sulla sua esclusione ha spiegato: "Se parlo sono fuori dal M5s". Chi parla, invece, è un altro trombato, Francesco Cariello, deputato pugliese: "Escluso per una condanna politica - spiega -. La responsabile della comunicazione M5s mi ha informato pochi giorni fa che in base al nuovo regolamento non sarei candidabile per via di una condanna penale, estinta per via dei doppi benefici di legge. Ho chiesto un confronto sul merito e non mi è stato concesso". Stalinismo, appunto. L'ordine di Di Maio, comandato a bacchetta dalla Casaleggio, è stato chiaro: "Niente più piantagrane" in lista. Dunque, silurato anche Andrea Mazzillo, ex assessore al Bilancio di Roma a sua volta silurato dalla sindaca-disastro Virginia Raggi. Silurato a sorpresa: lunedì, sul fantomatico Rousseau, non trovava il suo nome. E via discorrendo, i nomi dei trombati dai 'sinceri democratici' grillini sono molti altri, come Marione, nome d'arto di Mario Improta, controverso vignettista: "Spero mi dicano il motivo", afferma. Ma tanto non glielo diranno. Insomma, le parlamentarie si rivelano subito per quello che sono: una buffonata. Tanto che diversi grillini cavalcavano l'hashtag #annullatetutto. Ma non annulleranno nulla: dalla Casaleggio ovviamente tutto tace.

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