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Matteo Salvini, Macerata: "Chi mi dà dello sciacallo è complice dell'invasione"

Andrea Tempestini
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Onorevole Matteo Salvini, si sente in colpa per quello che è successo a Macerata? «Mi sento in colpa per non essere ancora al governo. Stando all'opposizione, da anni, non posso che denunciare quello che sta accadendo». Be', questo Luca Traini era candidato consigliere comunale della Lega nel 2017. «Candido incensurati, che nel 99,9% dei casi sono persone normali. Non posso controllare tutti i candidati nei circa 8mila Comuni italiani. Va certamente condannato, non rappresenta la Lega e la violenza non è mai giustificabile». Però è successo. «Guardi, stavo leggendo alcuni articoli di cronaca delle ultime ore. Sesto San Giovanni, egiziani aggrediscono poliziotti. Milano, arrestato ghanese. Vado avanti?». Leggi anche: Macerata, il delirio di Saviano contro Salvini Non si sente uno sciacallo, come la definiscono in molti? «Be', per la Boldrini o Saviano sono sciacallo anche se mi alzo la mattina e mi lavo i denti. Denuncio il terrorismo islamico e mi danno dello sciacallo. Parlo di donne stuprate e mi danno dello sciacallo. Dico che bisogna fermare gli sbarchi e mi danno dello sciacallo. Sono chiacchieroni e complici». E cosa vuol dire? «Sono chiacchieroni perché parlano senza conoscere la vita vera. E sono complici perché avallano l'invasione senza vedere i problemi che comporta. Saviano e la Boldrini vivono nei loro palazzi e non capiscono che la gente è delusa ed esasperata. La Lega è la soluzione». La soluzione non sembra semplicissima. «Chi vota Lega non avrà campi rom o gli immigrati in albergo». Ecco, non pensa di dover cambiare toni? «Assolutamente no». La accusano anche d'essere troppo morbido col fascismo. Che fa, riabilita il Duce? «Figuriamoci». Le rinfacciano d'aver detto che il Ventennio ha fatto anche cose buone. «Come dice Feltri è una banalità. Sono democratico, non violento e sostengo la libertà di esprimere qualsiasi idea senza dover finire in carcere. Ma senza il fascismo non avremmo la Stazione Centrale di Milano, l'università La Sapienza o la bonifica delle paludi. Negare tutto questo è demenziale, esattamente come gridare al pericolo fascista. Dai, abbiamo ancora dei partiti che si presentano con la falce e il martello che grondano sangue!». Sta creando molte aspettative sul fronte sicurezza e sbarchi. È sicuro di poter mantenere la parola, in caso di vittoria alle elezioni? «Certo. Nessuno ha la bacchetta magica ma aumenteremo le espulsioni riducendo gli sbarchi». Il governo Gentiloni dice che gli sbarchi si sono già ridotti. «L'anno scorso si sono ridotti ma curiosamente sono aumentate le domande per ottenere l'asilo politico». Salvini, è molto difficile espellere le persone. «Il problema è che le espulsioni non sono mai state più di 15mila. Noi vogliamo invertire la tendenza. Più espulsioni, meno sbarchi». Il problema è che i paesi d'origine non vogliono riprendere i connazionali arrivati in Italia. E mancano gli accordi internazionali. «Mancano gli accordi, e questo dimostra che chi ha governato negli ultimi anni non li ha fatti o non si è impegnato abbastanza. Con alcuni Paesi non ci sono accordi, con altri (come la Tunisia) gli accordi vanno migliorati. Dato che l'Italia, attraverso l'Unione europea, dà molti soldi a questi paesi, ritengo doveroso cambiare le regole per i rimpatri. E ho anche gli ultimi dati sulle carceri: 56mila detenuti, circa 20mila sono stranieri. Inaccettabile». Facile a dirsi... «La posizione della Lega è chiara da anni. I fatti di Macerata, dall'uccisione della ragazza alla sparatoria, vanno condannati. Ora ne parlo, dal 5 marzo spero di poter fare». Ha capito com'è stato possibile che un tizio come Traini sia stato candidato con la Lega? «Non ne so nulla, delego i rappresentanti locali ma è evidente che questo tizio non c'entrava e non c'entra nulla con la Lega. Noi vogliamo cambiare il Paese modificando le leggi, non sparando». Salvini, non teme che con questa brutta storia perderà dei voti? «Non ragiono in termini di consenso. Voglio risolvere i problemi, con serenità». di Matteo Pandini

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