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Sergio Mattarella, le tre condizioni poste per un governo: ecco perché rischiamo l'esecutivo degli orrori Pd-M5s

Cristina Agostini
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Il mandato che Sergio Mattarella ha affidato ad Elisabetta Casellati, presidente del Senato, si basa su tre principi, secondo quanto si mormora al Quirinale. Primo: lealtà all'Alleanza atlantica senza subalternità agli Stati Uniti. Secondo: combattere le diseguaglianze economiche e lotta alla povertà. Infine, fedele rispetto dei parametri di bilancio europei. Leggi anche: Casellati al Colle, Berlusconi ha un piano diabolico. Bomba-centrodestra: "Perché vuole che lei fallisca" Ergo, riporta in un retroscena Dagospia, soltanto chi saprà onorare questi tre punti del Colle potrà andare a Palazzo Chigi e soltanto dopo una riforma della legge elettorale potrà portare nuovamente l'Italia al voto. E visto che Matteo Salvini con la sua ultima uscita - "Se vinciamo in Molise facciamo il governo in 15 giorni" - non va a genio al presidente esattamente come non gli piace Luigi Di Maio, "colpevole" di troppe giravolte, Mattarella avrebbe solo l'intenzione di prendere tempo. Per questo ha affidato l'incarico alla Casellati: perché non porterà ad alcun risultato. E perché così, magari, si arriverà a un governo del presidente - ci sarebbe già il nome di un “giovane” consigliere di Stato - nel quale a questo punto rientrerebbe il Pd. Il legittimo sospetto, dunque, è che il vero piano del Colle sia quello di formare un governo che non escluda i democratici, quei democratici di cui Salvini non vuole sentire parlare. E se la strada dell'esecutivo del presidente (che a quel punto dovrebbe per forza comprendere oltre al Pd il M5s e Forza Italia, ad oggi totalmente incompatibili), pare assai difficile da percorrere, per esclusione, sul tappeto resta l'opzione Pd-M5s. Un'opzione, quest'ultima, che Di Maio non ha mai escluso. Anzi, l'evoluzione politica delle ultime ore - "A breve chiuderò uno dei due forni", quello in cui "cuoce" Salvini - fa pensare che il governo grillini-Pd possa essere l'unica soluzione possibile, certo con una figura terza come premier (sul punto Di Maio farà un passo indietro?). E soprattutto, i tre "paletti" di Mattarella di cui vi abbiamo dato conto all'inizio dell'articolo sono assai simili alle tre proposte avanzate giovedì da Maurizio Martina, il segretario reggente, e da molti interpretate come una sostanziale apertura al M5s. Una serie di ottime - e spaventose - ragioni che rendono il quadro più chiaro: Mattarella "tifa" Pd-M5s.

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