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Luigi Di Maio, il retroscena di Augusto Minzolini: "Così Silvio Berlusconi ha scoperto il suo bluff"

Giulio Bucchi
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"Ha trattenuto l'ira per 12 ore", Silvio Berlusconi, e poi ha sbottato contro i grillini buoni solo per "pulire i cessi a Mediaset". Una uscita violentissima, inaudita, soprattutto perché giunta nel bel mezzo delle consultazioni per creare un governo tra M5s e centrodestra. L'entrata a gamba tesa del Cav che ha fatto infuriare Matteo Salvini nasce però da una certezza maturata dal leader di Forza Italia: quello di Luigi Di Maio è "un bluff". Leggi anche: La carta estrema di Mattarella dopo il disastro Salvini-Cav Lo scrive Augusto Minzolini, in arte Joda, nel suo retroscena del Giornale. L'ex premier non si era affatto convinto delle "finte aperture" di Di Maio nei confronti dei forzisti, "l'accordo era solo con la Lega" e "sicuramente Berlusconi non avrebbe potuto partecipare ad un vertice della futura maggioranza". Insomma, i voti di Berlusconi sì ma Berlusconi no. Inaccettabile, ovviamente. La verità, suggerisce Minzo, è che Di Maio in queste ultime ore era veramente disperato: il tempo concesso dal presidente Sergio Mattarella alla esploratrice Elisabetta Casellati (e a lui) stava per scadere, si avvicinava il mandato a Roberto Fico per una ipotesi di governo M5s-Pd ma senza Di Maio premier, e così il leaderino grillino ha provato il tutto per tutto, "giocando di sponda con Salvini". A fregarlo, però, oltre ai sospetti di Berlusconi (e Gianni Letta, soprattutto), sono state le fazioni interne del M5s. La trattativa con il centrodestra stava morendo, e da qui la "falsa apertura" basata su equivoci, non detti, punti in sospeso. 

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