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Quando Twitter non conosce casta: Vip e politici si ribellano

Insulti, parolacce, confronti ma se metti la tua identità online devi accettare di essere trattatto come gli altri anzi forse anche un po' peggio

Marta Macchi
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di Marta Macchi @LadyTibi Nell'agorà di internet tutto è permesso, o quasi. Nel magico mondo del web i confini crollano, le caste vengono distrutte e ognuno è pari ad ogni altro essere umano: non ci sono biglietti per il paradiso ma solo un unanime giudizio universale. Poco importa se ti chiami Giuliano Ferrara, Enrico Montana, Laura Boldrini o Mara Carfagna perché, nel momento in cui leghi la tua identità ad un profilo social, poni la tua testa sulla berlina insieme a quella di tutti gli altri. Internet - Il punto è che il www costituisce in primis un nuovo modo d'interpretazione dell'interazione e dell'informazione. In realtà non molto dissimile da quello che ognuno di noi ha vissuto da piccoletto al parco. Si condivide tutto, si parla con chi non si conosce e ci si manda a fanculo con la stessa velocità con cui un attimo dopo si fa pace: il tutto però in modo più tecnologico. Post su facebook, commenti su myspace, condivisioni su youtube, trilli su messanger, mi piace su instagram e retweet su twitter.   Twitter, parolacce e offese: la rivolta dei famosi vota il sondaggio di Liberoquotidiano.it   Dentro o fuori - Il punto quindi non è quale sia lo pseudonimo usato online (solitamente tutti rintracciabili già dal momento in cui ci si registra) ma l'ottica in cui ci si pone nei confronti del web. Il carrozzone telematico non conosce Dei, l'Olimpo è condizione passata e nel momento in cui poni la tua identità in piazza sai già che, qualsiasi siano i tuoi privilegi, saranno totalmente azzerati. Se poi sei un personaggio noto, tanto meglio perché, è inutile fare finti moralismi, la gente non vede l'ora di buttarti - almeno per un attimo - nel fango virtuale insieme a tutti gli altri. Twitter, in primis, nasce proprio con questo scopo: la possibilità d'interazione con persone che, nella vita reale, non potresti neanche avvicinare figuriamoci conoscere. Questo infatti il suo slogan: "Benvenuto su Twitter. Scopri cosa dicono, proprio in questo momento, le persone e le organizzazioni che ti interessano". Si tratta di un social network e microblogging, costruito su tecnologia Open Source, che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo appositamente di 140 carattari (così da facilitare il passaggio rapido dell'informazione). Vip e politici - Detto ciò, non è detto che il confronto sia facile o giusto ma solo che è prevedibile che non tutti siano d'accordo con te e che qualcuno possa avere reazioni forti. L'offesa è vero non dovrebbe essere tollerata ma parliamoci chiaro cosa c'è di diverso rispetto ad una persona che protesta in piazza? Il giornalista Mentana  lascia twitter per i troppi insulti anonimi: "Resterei se ci fosse almeno un elementare principio d'uguaglianza: l'obbligo di usare la propria vera identità. Strage di ribaldi col nickname" ma i Garanti della Privacy Europei, sin dal 2008, lo hanno ribadito: "Usare un nickname è perfettamente legale" perché come già detto chiunque è rintracciabile dal momento della registrazione. Neppure Brunetta gradisce i commenti sulla statura e minaccia l'intervento delle autorità ma gli internauti lo sanno: sono solo chiacchere, anzi cinguettii, al vento. E se la Boldrini grida allo scandalo e c'è chi invece - come Giuliano Ferrara - che sulle offese ci ride sù e anzi le trasforma in una classifica, tutta da ridere, all'ingiuria più divertente. Le lamentele poi valgono poco, anche perché il social dell'uccellino blu è perfettamente plasmabile secondo le proprie esigenze: puoi evitare di dare una localizzazione fisica ai tuoi tweet, puoi autorizzare solo alcune persone a leggere i tuoi post, puoi rendere il tuo profilo privato e puoi bloccare chi non ti è gradito (con un solo click). Ma se entri a fare parte del gioco non puoi prendere solo quello che più ti aggrada: e condannare il resto. La botte piena e la moglie ubriaca è roba sorpassata da un pezzo. L'educazione poi non è solo questione di netiquette: le minacce, quelle vere, saranno punite dalle autorità competenti anche se ti chiami Mario Rossi e non solo Mentana...

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