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"Io esattore non voglio morire per Befera"

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Eliana Giusto
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L'agguato della scorsa settimana a Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo. E ancora, ieri, polvere esplosiva a Roma, aggressione a Milano, guerriglia Napoli. Essere dipendenti di Equitalia è sempre più pericoloso.  «Guardi, la tensione aumenta di giorno in giorno. Mai vissuta una situazione così». Lei, P. R., 50 anni, lavora da molto in questo settore? «Venti anni. Sono stato allo sportello, ma ho anche fatto pignoramenti, ho sopportato minacce e insulti».  Tipo? «Le solite cose. “Lei non sa chi sono io”, “Non la passerà liscia”. Ora però è diverso, c'è grande preoccupazione, si pesa ogni parola. Le battute che fino a qualche mese fa accettavamo con il sorriso, adesso le sopportiamo a fatica. E viene naturale guardare con sospetto ogni cliente». Come vivete questo momento? «Male. Perché sembra che la colpa sia nostra. La gente non capisce che siamo soltanto il tramite, che i debiti non sono con Equitalia, ma con lo Stato o con i Comuni. La pressione mediatica, poi, fa diventare i contribuenti più spavaldi, arroganti. E noi dobbiamo sopportare. Rischiare. Senza che per noi venga fatto nulla». Attilio Befera, il direttore dell'agenzia delle entrate, ha scritto una lettera ai dipendenti. «Sì, ci ha difesi e ci ha fatto piacere. Ha spiegato che è con noi. Tante belle parole, ma noi vogliamo qualcosa di concreto». Di che genere? «A noi dipendenti dà fastidio che Befera non faccia niente per risolvere le problematiche interne. Troppo facile così. Noi rischiamo la vita per pochi soldi, lui scrive belle lettere a 500mila euro l'anno». Già, il contratto. Quando guadagna invece, mediamente, un dipendente con la sua anzianità? «Circa mille e settecento euro». Che secondo voi non bastano più? Più pericoli, più soldi: è questo che chiedete?  «Ci basterebbe avere gli aumenti giusti. Noi siamo considerati dipendenti statali, anche se il bilancio di Equitalia non è a carico dello Stato: questo fa sì che abbiamo gli stipendi bloccati da due anni. Befera ci aveva promesso che avrebbe affrontato la questione con il governo, sarebbe intervenuto, ma non l'ha fatto. Sarà troppo preso a scrivere lettere. E poi...». Poi? «Versiamo all'Inps, oltre ai contributi normali, una quota in più per una pensione da riscuotere entro 61 anni. Ma chi andrà in pensione a quell'età? Nessuno. Sono soldi che, sappiamo già,  perderemo. E Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps e vice presidente di Equitalia, non fa nulla per risolvere la questione». Torniamo al presente. Chiederete più garanzie sulla sicurezza? «Qualcosa dovrà cambiare, di sicuro. Ma perché succeda anche i sindacati dovranno alzare di più la voce. Non si può lavorare con la paura». Già, la paura. Le è mai venuta la tentazione di cambiare lavoro? «Finora no, mai. Ma con tutto quello che sta succedendo, prima o poi, ci sarà qualcuno di noi che si dimetterà». di Alessandro Dell'Orto

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