Cerca
Cerca
+

L'editoriale

default_image

di Maurizio Belpietro

Eleonora Crisafulli
  • a
  • a
  • a

Non so quanti se ne siano accorti, ma sono alcuni giorni che i finiani stanno calmi. Dopo aver infiammato per settimane il dibattito politico, adesso sono sotto tono: nessun attacco al Cavaliere, niente sparate contro gli alleati, neppure una battuta acida di Granata. Parlano sì, ma più pacatamente. In seguito all'exploit di Mirabello e all'intervista con Mentana anche il presidente della Camera è diventato silente e non c'è notizia di sue prossime apparizioni televisive, nonostante fosse annunciata una vera e propria campagna video per pubblicizzare la nascita di Futuro e Libertà. Qualche malizioso potrebbe pensare che a tappare la bocca ai pasdaran di Fini siano le voci di prossimi sviluppi della vicenda di Montecarlo. Gli interrogatori e le rogatorie procedono e a breve potrebbero esserci sorprese sui misteriosi proprietari delle società offshore che comprarono l'appartamento a prezzi di saldo. Naturalmente può essere che la notizia di prossime rivelazioni abbia consigliato maggior prudenza. Ma io tendo a pensare che dietro il diverso atteggiamento si celi in realtà la preoccupazione di aver tirato troppo la corda. In tutti questi mesi Fini e i suoi erano convinti di avere il coltello dalla parte del manico e di poter ricattare Berlusconi senza che questi potesse sottrarsi in alcun modo alle loro pretese. Privato dei voti di Futuro e Libertà, il governo non parrebbe in condizioni di stare in piedi. Ma, allo stesso tempo, il Cavaliere non può chiedere le elezioni, non solo perché rischiose, ma soprattutto perché Napolitano non gliele concederebbe e in caso di caduta dell'esecutivo sarebbe pronto a incaricarne un altro, magari allargato al Pd. Convinti di aver messo Berlusconi in un vicolo cieco i finiani in questi mesi si sono dunque divertiti a sgambettare il Cav a ogni occasione, sapendolo impotente. Negli ultimi giorni si è però capito che il presidente del Consiglio non è rimasto a fare il San Sebastiano senza reagire, ma si è speso per trovare una via d'uscita. Uomini dell'Udc, altri della sinistra e dei piccoli movimenti sono stati contattati con l'obiettivo di rendere ininfluenti i voti di Fini e i suoi. Certo, non è bello che qualcuno eletto sotto le bandiere del Pd traslochi nelle file del Popolo delle Libertà. Il cambio di casacca è una delle operazioni più deplorevoli della prima e della seconda Repubblica. Ma i primi a voltar  gabbana con l'intenzione di condizionare il governo e di piegarlo ai propri voleri sono stati i seguaci del presidente della Camera. È  Fini che sfrutta la sua posizione e il suo gruzzolo di parlamentari ricattando la maggioranza, in spregio a qualsiasi patto elettorale. Il calcio mercato aperto a Montecitorio dunque è difensivo e serve a tenere in piedi l'esecutivo evitando che sia legato ai capricci della terza carica dello Stato. È  proprio il fatto che Berlusconi si stia divincolando dall'abbraccio mortale di Fini che ha ammutolito i suoi seguaci. I quali oggi si rendono conto che se il Cavaliere ce la fa a tirare avanti anche senza di loro, i 44 gatti non servono più. Non ai giornali che scommettendo su una caduta del governo li hanno usati senza sosta. Non alla sinistra, che a questo punto è costretta a fare i conti con il suo declino, senza poter sfruttare scorciatoie tipo quella di un governo tecnico. Insomma, il gruppo che voleva ribaltare il governo rischia di essere a sua volta ribaltato. Ma dagli elettori, quando verrà l'ora delle urne.

Dai blog