L'editoriale
di Maurizio Belpietro
L'altra sera, intervistato dalla radio del Sole 24 Ore, Pasquale Viespoli, il capogruppo dei finiani al Senato, mi ha accusato di non essere un giornalista, ma un militante politico. Detto da uno che ha trascorso gli ultimi 25 anni militando nel Msi prima, in An poi, nel PdL più recentemente e in Fli ora, non se se sia un complimento o un insulto. Propendo ovviamente per la seconda ipotesi, visto che l'accusa è stata accompagnata dai seguenti giudizi: Belpietro è peggio che un servo, è zelante e organico; senza rendersene conto è diventato come quegli intellettuali al servizio del principe; è così zelante che non so se il Capo (con la maiuscola, ndr) approva. Detto da un parlamentare che passa per una colomba del neonato partito del presidente della Camera, ciò dimostra che dentro Futuro e Libertà stanno passando brutti momenti. I nervi sono a fior di pelle e le parole in libera uscita. Dicono tutto e il contrario di tutto. Un giorno chiedono le dimissioni di Berlusconi, quello dopo gli assicurano il reincarico, anzi, rinunciano alla richiesta di far le valigie. Ad aver fatto perdere la strafottenza alla maggior parte dei ducetti finiani non è solo l'avvicinarsi del giorno del giudizio e l'incertezza sull'esito del voto di sfiducia, ma anche il brusco contatto con la realtà. Che non è quella raccontata per mesi dai pretoriani dell'ex pupillo di Almirante, ma quella che ogni giorno spunta via mail, grazie alla campagna di Libero. All'inizio i secessionisti del PdL l'avevano buttata in caciara, sostenendo di ricevere solo complimenti e niente critiche. Poi, quando le caselle di posta elettronica hanno cominciato a essere intasate dalle lettere di protesta per il voltafaccia contro il governo, si sono messi a strillare, minacciare e denunciare. Il Secolo d'Italia, l'organo ufficiale del Movimento traditori, ieri ha dedicato addirittura il titolo principale alla faccenda, riservando due pagine interne alle doglianze dei parlamentari raggiunti dalla posta degli elettori. Leggere le lamentele dei deputati voltagabbana è istruttivo. Chiara Moroni, per esempio, pur assicurando di non aver letto neppure uno dei messaggi di critica, si duole perché, essendo troppi, le impediscono di leggere quelli scritti da chi non la biasima, a scapito del rapporto tra elettori ed eletto. Come dire che lei tiene rapporti solo con chi le dà ragione, tutti gli altri al diavolo. Enzo Raisi, ex missino di Bologna, si dice invece dispiaciuto per l'accusa di consegnare l'Italia ai comunisti. E si dispiace che qualcuno abbia ancora paura dei comunisti a oltre vent'anni dalla caduta del Muro. Leggendo le lagnanze, si capisce che gli esponenti di Futuro e Libertà sono un po' scollegati dalla realtà e le mail dei lettori di Libero li hanno bruscamente svegliati. Ritenevano che il ribaltone fosse un affare da liquidare al chiuso del Palazzo, invece si sono accorti che l'operazione non passerà all'insaputa degli elettori, i quali sono pronti a dire la loro. Insomma, quello che sembrava un gioco da ragazzi, si rivela una brutta gatta da pelare. Cacciare Berlusconi non è come dirlo. E anzi, dopo mesi di rodomondate, Fini e i suoi si ritrovano un partito di panna montata.