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Tra tasse e inesperienza: perché Monti può cadere

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Il Pd tende la trappola al premier sull'articolo 18, Mario confessa: "Potrei lasciare". Paga anche la sua presunzione. Al voto a ottobre?

Andrea Tempestini
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Il premier Mario Monti, per la prima volta dal suo insediamento, ha detto che potrebbe anche lasciare. A sparigliare le carte è sempre la riforma del lavoro, nel dettaglio l'articolo 18. Il professore ha spiegato che se la riforma non piace all'Italia, ai partiti e alle parti sociali, il passo indietro non sarebbe un'ipotesi impensabile. E come spiega il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, nell'editoriale in edicola oggi, martedì 27 marzo, se passa la modifica dell'articolo 18 il Pd perde elettori: per questo l'unica strada che ha per salvarsi è mandare a casa i professori e tornare a Palazzo Chigi. Il bivio - Belpietro continua spiegando che "il premier è a un bivio: o tira diritto con la riforma, mettendo in conto il rischio di fare le valigie, o fa un passo indietro e si arrende a Pd e sindacati". Ma a giocare contro il governo tecnico, continua il direttore, c'è anche il fatto che "l'inesperienza e la presunzione" non fanno la storia. "Anzi: qualche volta fanno danni". E per ora ci hanno portato anche un mucchio di tasse. Ecco perché il governo di Monti, tra veti dei partiti, scivoloni e un'impopolarità crescente, potrebbe anche cadere: si potrebbe votare già a ottobre. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi, martedì 27 marzo

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