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Sede impedita di Benedetto XVI: cosa fare? Tutto già risolto da Giovanni Paolo II

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Papa Giovanni Paolo II e il card. Ratzinger erano pronti da decenni alla grande apostasia e hanno già tracciato la strada per risolvere la situazione che abbiamo dimostrato con la nostra inchiesta.

Sapevano che il papa, in futuro, sarebbe stato costretto a “rompere il vetro e tirare la leva rossa” del piano di emergenza della sede impedita, già preparato con l’edizione del diritto canonico del 1983, dove compare quella distinzione munus/ministerium che ormai conoscete a menadito. Il papa polacco fece, inoltre, edificare apposta, nei primi anni ’90, il monastero Mater Ecclesiae in modo che il papa impedito potesse rimanere nella sede, ed evitò di dare indicazioni precise circa l’annullamento dell’anello piscatorio QUI

Papa Benedetto già alla sua elezione, adottò sullo stemma una innocua mitria vescovile (suscitando le ire di certi tradizionalisti) proprio perché, una volta defilatosi in sede impedita, qualcuno gli avrebbe chiesto di cambiarlo, come poi avvenne. Senza aver mai adottato l’ingombrante triregno, segno patente di sovranità, lui poté portarsi nella tomba le sue insegne pontificie, tali e quali, rifiutando qualsiasi modifica araldica QUI.

Adesso tutti i nodi sono venuti al pettine: il piano di autoesilio in sede impedita è stato ricostruito nella sua geometrica perfezione canonica QUI e la situazione sarebbe già risolta se non fosse per l’alacre opera dei collaborazionisti di Bergoglio, i famigerati Una cum. Costoro, per paura di dover prendere posizioni molto scomode di rottura con la chiesa antipapale, alla quale sono legati a doppio filo, tentano in ogni modo di difendere la legittimità di Francesco, pur dicendogliene giornalmente di tutti i colori in modo da salvare l’apparenza imbiancata di “difensori della fede”.

Tuttavia, considerare Francesco un papa “cattivo, disastroso, malvagio, psicopatico, cretino gloriosamente regnante” come è stato definito da questi commentatori, costituisce, in ottica di fede, una blasfemia reiterata e impenitente.

Infatti, recita l’art. 86. Della costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Universi Dominici Gregis:Dio, nell'imporre l'onere, (al papa neoeletto) LO SOSTIENE CON LA SUA MANO, affinché egli non sia ìmpari a portarlo; nel conferirgli il gravoso incarico, gli dà anche l'aiuto per compierlo e, NEL DONARGLI LA DIGNITÀ, GLI CONCEDE LA FORZA AFFINCHÉ NON VENGA MENO SOTTO IL PESO DELL'UFFICIO” (…ne sub magnitudine MUNERIS succumbat infirmus, virtutem dat, qui contulit dignitatem).

Dagli attacchi degli una cum, questo aiuto divino sarebbe del tutto inefficace, o inesistente. Adesso hanno cominciato a inventare che “siccome il papa, come uomo, ha il libero arbitrio, può scegliere di rifiutare l’assistenza dello Spirito Santo”. Non spiegano però come la Terza Persona trinitaria potrebbe permettere, nella Sua “assistenza negativa” in conclave, che possa essere eletto un papa il quale liberamente sceglierebbe di non farsi assistere dallo Spirito Santo.

Ma tornando a proposito della U.D.G, in questo testo troviamo esattamente il “libretto di istruzioni” su come si deve agire per far uscire la Chiesa dall’empasse della sede usurpata.

Questa “legge” di papa Wojtyla, quasi certamente redatta con l’aiuto del card. Ratzinger, suo prezioso braccio destro dall’81, spiega esattamente la road map da seguire dopo la scoperta della sede impedita di Benedetto XVI.

Già all’art. 3, ecco cosa si scrive: “Stabilisco che il Collegio Cardinalizio non possa in alcun modo disporre circa i diritti della Sede Apostolica e della Chiesa Romana, ed ancor meno lasciar cadere, direttamente o indirettamente, alcunché di essi, sia pure al fine di comporre dissidi o di perseguire azioni perpetrate contro i medesimi diritti dopo la morte o la valida rinuncia del Pontefice. Sia cura di tutti i Cardinali tutelare questi diritti”.

Capite? I cardinali hanno il dovere di far rispettare i diritti della Sede Apostolica: non possono disporne a piacimento, né lasciarli cadere, nemmeno per evitare uno scisma.

Quindi, se la Sede Apostolica è stata usurpata e il legittimo papa è stato impedito, il Collegio Cardinalizio DEVE intervenire.

Assolutamente da escludersi, quindi la “via larga” del CONCLAVE-INCIUCIO con gli 81 falsi cardinali di nomina antipapale che ci regalerebbe un altro antipapa. 

Che i cardinali di nomina bergogliana siano falsi è chiarito dall’art. 77: “Stabilisco che le disposizioni concernenti tutto ciò che precede l'elezione del Romano Pontefice e lo svolgimento della medesima, debbano essere osservate integralmente, anche se la vacanza della Sede Apostolica dovesse avvenire PER RINUNCIA DEL SOMMO PONTEFICE, A NORMA DEL CAN. 332, § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Come sapete, papa Ratzinger non ha affatto rinunciato a norma del can. 332.2 che richiede la rinuncia al munus. E munus e ministerium non sono affatto sinonimi, perché , oltre al fatto che in tutto il diritto canonico, ministerium vuol dire sempre e solo “fare”, esercitare una carica, Benedetto ha anche specificato nella Declaratio che il ministerium gli è stato affidato “per manus cardinalium”, dai cardinali, che possono conferire solo il potere di “fare” il papa, e non di “esserlo”, cosa che invece è data da Dio stesso, come si legge all’art. 53 della U.D.G.  

Quindi, chiarisce l’art. 76: “Se l'elezione fosse avvenuta altrimenti da come è prescritto nella presente Costituzione o non fossero state osservate le condizioni qui stabilite, l'elezione è per ciò stesso nulla e invalida, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito e, quindi, ESSA NON CONFERISCE ALCUN DIRITTO ALLA PERSONA ELETTA”. Più chiaro di così?

La sede, nel 2013, non era vacante, perché il papa non aveva affatto rinunciato a norma del can. 332.2, ergo, l’elezione di Bergoglio è stata nulla, quindi non ha mai avuto il potere di nominare veri cardinali.

Chiude la partita l’art. 33: “Il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta UNICAMENTE AI CARDINALI DI SANTA ROMANA CHIESA. […] È assolutamente escluso il diritto di elezione attiva da parte DI QUALSIASI ALTRA DIGNITÀ ECCLESIASTICA o l'intervento di potestà laica di qualsivoglia grado o ordine”.

I cardinali di nomina bergogliana, nella maggioranza dei casi sono solo vescovi, perché resi tali dai veri  papi come Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Quindi, assolutamente non possono partecipare a un conclave, a meno di non eleggere un altro antipapa, privo del Munus, e quindi dell’assistenza dello Spirito Santo.

Sia dunque chiaro a tutti coloro che, tentando di nascondere il piano del Vicario di Cristo, intendano puntare a una soluzione diplomatica, che salvi capra e cavoli QUI.

Che sia subito convocata un’inchiesta canonica, che Bergoglio venga semplicemente accompagnato alla porta, e che immediatamente dopo, si convochi un conclave di veri cardinali pre-2013 per dare alla Chiesa e al mondo un vero papa.

La sede è vacante da due mesi e mezzo e la Chiesa, senza guida, sta andando a sbattere.

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