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Effetto Ratzinger per Valli: messaggio di Benedetto XVI capito dopo dieci anni

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Non è certo la prima volta che papa Benedetto XVI si serve dei giornalisti per far passare all’esterno (senza che gli stessi se ne accorgano) dei messaggi dirompenti in “codice Ratzinger” volti a far comprendere il suo status di “sede impedita”.

Ricordiamo il caso di Massimo Franco, del Corriere, che ci trasmise il famoso “Non ci sono due papi. Il papa è uno solo”. Benedetto XVI, da 8 anni, ripeteva questa frase senza mai specificare quale dei due fosse il papa: un messaggio platealmente anfibologico con cui il Santo Padre Ratzinger spiegava che il papa legittimo era uno solo, LUI STESSO. Infatti, è indiscutibile che in “sede totalmente impedita”, cioè in stato di confino, esilio, prigionia nella sede, il papa rinuncia al ministerium (il potere di “fare” il papa) e trattiene il munus (“l’essere” papa) così come da lui annunciato, in modo perfettamente coerente, nella profetica Declaratio dell’11 febbraio 2013. QUI 

Ricordiamo anche il caso di Andrea Tornielli, allora vaticanista de La Stampa, prima ratzingeriano di ferro, poi capo ufficio stampa di Bergoglio che, nel 2016, ponendo la domanda: “Perché ha mantenuto nome pontificale e veste bianca?” si vide rispondere dal papa tedesco: “«Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa»”. Vi sembra plausibile che in tre anni papa Ratzinger non avesse trovato qualcuno che potesse prestargli una veste nera da vescovo o da cardinale? Ovviamente Benedetto XVI stava dicendo che, rimanendo sempre il papa, (sebbene impedito), e dato che non esiste una talare specifica per il papa impedito, la cosa più pratica era mantenere sia il nome che la veste bianca, anche se questa, come specifica, fu da lui privata della mantelletta e della fascia alla vita per significare la perdita della potestà, del ministerium, appunto, causa sede impedita. La cosa fu confermata  - involontariamente - anche dal prof. Andrea Riccardi di S. Egidio QUI ).

E’ il cosiddetto “Effetto Ratzinger”, quel particolarissimo – ed esilarante -  fenomeno per cui i nemici di papa Benedetto, cioè i legittimisti di Bergoglio, svelano involontariamente prove, dettagli e informazioni che gridano la verità sull’antipapato in corso.

A tal proposito, abbiamo appena compreso un messaggio del vero papa Benedetto che ci è stato trasferito inconsapevolmente dal vaticanista Aldo Maria Valli il quale, pure essendo totalmente avverso a Bergoglio, e angosciatissimo dalla sua opera demolitoria, è oggi uno dei più tetragoni negatori della sede impedita di Benedetto e quindi - di fatto - un sostenitore della legittimità di Francesco.

Esattamente 10 anni fa, il 17 settembre 2013, nel giorno (casuale?) di San Roberto Bellarmino, cardinale teologo che affermava l’automatico decadimento di un papa eretico, Benedetto XVI scrisse a Valli una cortese lettera in merito al suo libro, pubblicato nel marzo 2013, intitolato “Benedetto XVI. Il Pontificato interrotto” (Mondadori 2013):

“Caro Signor Valli

Grazie di cuore per il Suo grande libro “Benedetto XVI. Il Pontificato interrotto” – un viaggio negli anni del mio pontificato che permette al lettore di vedere la somma del mio lavoro come Pontefice.

In quest’occasione vorrei dire Grazie per tutto il Suo lavoro in questo periodo e per il Suo impegno di far arrivare il messaggio del Vangelo ai nostri contemporanei.

Sia sicuro del mio ricordo nella preghiera.

Suo nel signore, Benedetto XVI”.

Come ci ha segnalato la lettrice Benedetta, il vaticanista ha pubblicato QUI  questa lettera solo il 2 gennaio scorso, a tre giorni dalla morte del Pontefice. Ma a quanto pare non si è mai accorto del senso logico dello scritto.

Come è evidente, papa Benedetto pur facendo un riferimento temporale al “viaggio” dell’autore negli ANNI del suo pontificato, cioè 2005-2013, (Benedetto scrive nel settembre 2013) ringrazia Valli per aver presentato solo la somma del suo LAVORO, cioè del suo FARE il papa, ovvero del suo MINISTERIUM. Ergo, ciò che si è interrotto, per papa Benedetto, è SOLO IL SUO LAVORO, causa sede impedita, e non si è interrotto il suo Pontificato che, nel 2013, sta proseguendo, sebbene da papa impedito.

Altrimenti, papa Ratzinger avrebbe più plausibilmente scritto “grazie per aver presentato la somma del mio Pontificato” (che si è interrotto). E invece no: solo il lavoro si è interrotto e Valli lo ha ben illustrato, nella sua completezza, dal 24 aprile 2005 (insediamento), al 1° marzo 2013, data dell’inizio della sede impedita.

 

Un dato storico ci spiega come il pontificato di un papa duri anche se questi è impossibilitato a governare: Pio VI, esiliato e deportato da Napoleone nel 1798, concluse il suo pontificato con la morte in prigionia, avvenuta il 29 agosto 1799, (Cfr: QUI  ) e solo dopo la sua morte venne convocato il conclave che avrebbe eletto il successore, Pio VII, il 21 marzo 1800.

Ma papa Benedetto, in questa lettera a Valli, riesce a fare un riferimento allusivo ancora più preciso: “In quest’occasione vorrei dire Grazie per tutto il Suo LAVORO in questo periodo e per il Suo impegno di far arrivare il messaggio del Vangelo ai nostri contemporanei”.

Il lavoro in questione, che Valli stava proseguendo  è quello di far arrivare il messaggio del Vangelo, cioè proprio quell’”annunciare il Vangelo” che era parte del lavoro, cioè del ministerium, del papa e al quale Benedetto, come specificò nella stessa Declaratio, aveva rinunciato: “…per governare la barca di san Pietro E ANNUNCIARE IL VANGELO, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero (ministerium) a me affidato”. Come a dire: grazie Valli, perché Lei prosegue quel mio lavoro che non posso più esercitare.

Conferma il prof. Gian Matteo Corrias, noto latinista e saggista storico religioso: “Nella breve nota indirizzata da Benedetto XVI a Aldo Maria Valli il pontefice afferma, con formulazione sottile ma univoca, che il libro del giornalista verte sul suo lavoro come pontefice, sull’esercizio delle funzioni legate al ministero pontificio, non già sul suo pontificato in quanto tale. Con curiosa specularità, segnalata stilisticamente dalla ripetizione del sostantivo “lavoro”, altrimenti sgradevole ed evitabilissima in un testo breve e controllabile come questo, ciò per cui Ratzinger ringrazia Valli è specificato nel senso dell’annuncio del Vangelo: proprio ciò in cui precipuamente consiste il “ministerium” petrino, assieme al governo della nave di San Pietro, secondo le esplicite, e ormai note, affermazioni del pontefice nella Declaratio. Ci troviamo davanti a un piccolo caleidoscopio logico-sintattico attraverso il quale Benedetto XVI sembra riportare l’attenzione da un lato sull’oggetto della sua rinuncia, dall’altro sull’auspicabile solidarietà del "ministero" cui egli ha rinunciato con quello di chi lo osserva con gli strumenti del metodo critico, all’insegna dell’annuncio del Vangelo".

Ma tutti questi input sarebbero rimasti lettera morta fino al 2020, quando cominciammo a capire che papa Benedetto stava cercando di comunicare qualcosa che non poteva dire apertamente.

Chissà quante altre lettere inviate da papa Benedetto rimangono ancora da leggere e da comprendere.

Il vero Papa continua a parlarci e la verità si sta affermando in modo inesorabile.

 

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