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Coronavirus, il futuro secondo Giuliano Ferrara: "Un nuovo gigantesco boom". Vero o sequenza sovraesposta?

Andrea Tempestini
Andrea Tempestini

Milanese convinto, classe 1986, a "Libero" dal 2010, vicedirettore e digital editor. Il mio sogno frustrato è l'Nba. Adoro Vespe, gatti, negroni e mr. Panofsky.

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"Un periodo in cui essendo andate giù tutte le economie si dovrà espandere la grande bonanza nella forma di un nuovo gigantesco boom, di una nuova competizione globale a ritmi forsennati, di una risalita dalla recessione e dalla perdità della ricchezza"
Giuliano Ferrara (Il Foglio)

Ci stiamo facendo i conti tutti e come molti, suppongo e ammetto, ho passato la mia trentina di ore al sapor di cupa-paranoia. Macronotizie e micronotizie (quelle che arrivano da persone che conosci o da persone che conoscono le persone che conosci, qui nel caos di Milano) sono state di quelle brutte. Non che il fondo di Giuliano Ferrara la spazzi via, quella cupa paranoia, però leggerne già il titolo ha avuto un piccolo effetto benefico: "Il domani sarà ricco. Prepariamoci al prossimo gigantesco boom". Catenaccio: "Una nuova e magnifica competizione globale a ritmi forsennati vendicherà queste ore drammatiche. Coraggio". Piuttosto perfetto. Eppoi quel "vendicherà" è  davvero gustoso. Eppoi è un po' quello che tutto sommato penso anche io ma non lo vuoi dire perché, dai, ti senti fuori luogo anche se è una fesseria sentirsi fuori luogo. "Magari quando finisce 'sta merda ci saranno un sacco di nuove opportunità", ho ripetuto più volte ad A., mia instancabile compagna di reclusione. Magari sì. Magari ha ragione Ferrara e ci aspetta un "periodo" di espansione, "una nuova competizione globale a ritmi forsennati", nuove opportunità. Uau. Il coronavirus come un'onda (anomala) di Kondratiev. È bello sperarci, crederci, convincersene. Ed è anche una oggettiva possibilità, anche se niente affatto consolatoria per chi in questi giorni sta assai peggio rispetto allo scrivente et vaneggiante.

Bene, speriamo sia davvero così e che non si tratti di una di quelle sequenze sovraesposte con sui si concludono film post-apocalittici-barra-distopici, vedi un po' le 12 scimmie, che ti senti meglio, pieno di luce lucente, eppoi subito dopo ti chiedi: no, ma allora, come siamo messi?

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