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Roberto Mancini, stavolta non ti difendo: ecco dove hai sbagliato

Luciano Moggi
Luciano Moggi

Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.

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 Roberto Mancini Foto:  Roberto Mancini
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Avevamo giustificato Mancini dopo la disfatta di Wembley contro l'Argentina, dicendo che il ct fa il fuoco con la legna che ha. L'abbiamo elogiato quando è andato a pescare il 18enne Gnonto dallo Zurigo, emigrato in Svizzera perché non trovava posto nelle nostre squadre. Continuiamo a sostenerlo per il coraggio che ha avuto nel promuovere Gatti dalla serie B direttamente alla nazionale maggiore. Non lo abbiamo però capito contro la Germania. Ci perdoni, Mancini, lontano da noi l'ardire di volersi ergere ad allenatori, ma non possiamo fare a meno di dire che ci è sembrato quanto meno esagerato, oltre che rischioso, cambiare tanti giocatori della squadra che in precedenza aveva pareggiato contro l'Inghilterra.

Se, nell'occasione, ne avesse provati di nuovi nulla da dire, considerando il poco che abbiamo visto fino ad ora, ma cambiare addirittura la squadra con gente ormai conosciuta che non demerita ma nemmeno eccelle, ci è sembrato fuori luogo e non perché ne abbiamo presi 5 dai tedeschi. Dovendo difendere il nome e la storia del calcio italiano ci sembrava doveroso confermare la squadra che, senza infamia e senza lode, aveva pareggiato contro gli inglesi ed era anche prima nella classifica del girone della Nations League. Nei commenti di fine partita abbiamo sentito dire dall'allenatore che non ci siamo saputi difendere da squadra. Ma noi eravamo una squadra? Secondo il nostro modo di pensare è stato ad esempio un errore mandare in campo degli attaccanti dai piedi buoni, ma poco dotati fisicamente, come Raspadori, Politano e Gnonto , pur di non dare riferimenti difensivi a Rudiger e C.

Ciò facendo non abbiamo fatto altro che favorire la stazza fisica dei tedeschi che, dominando agonisticamente i nostri attaccanti, avevano anche l'opportunità di riversarsi nella nostra area di rigore, creandoci non pochi problemi. Mentre dei nostri attaccanti non c'era infatti chi potesse spizzare la palla di testa per il compagno, vista la diversa statura dei contendenti, né chi potesse ergersi a colpire quando la palla arrivava dalle fasce. E pensare che i sei/sette giocatori di proprietà del Bayern, che fanno parte della Nazionale di Flick, nella loro squadra sono bravi a promuovere gioco, meno ad andare in gol , avendo la fortuna di avere al loro fianco il capocannoniere della Bundesliga, Lewandowski.

La morale che ne deriva da questa partita è che il nostro ct, visto che in tanti, noi compresi, gli riconosciamo la bravura di aver scoperto qualche giovane talento, non deve però abusare di questi riconoscimenti facendo sempre esperimenti nuovi per dimostrare qualcosa che ha già dimostrato: il coraggio di far esordire in squadra dei perfetti sconosciuti. Adesso che conosce i giocatori che ha a disposizione, gli esperimenti li deve fare durante gli allenamenti e non durante partite che alla fine ci sottopongono a figure del genere.

Tenendo soprattutto conto che la Germania non vale certamente l'Argentina, dalla quale si può anche subire, la stessa cosa non può succedere con i tedeschi che, come d'altra parte noi, sono una squadra in ricostruzione, dopo essere stata eliminata precocemente dai mondiali del 2018 e dagli europei dello scorso anno. Siamo d'accordo con Mancini quando dice che siamo lontani dall'essere competitivi, anzi, aggiungiamo noi, che siamo lontani dall'essere squadra intesa come tale, soprattutto da adesso in poi che ci verrà a mancare l'esperienza di Chiellini, oltre che per le sue giocate anche nel comandare il reparto difensivo . 

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