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Coronavirus e famiglie, con chi stanno i minori in questi giorni difficili?

Marzia Coppola
Marzia Coppola

Avvocato matrimonialista, educata alla resilienza e alla libertà. Laureata in Italia e in Francia, ho continuato gli studi per diventare anche avvocato della Sacra Rota. Lavoro con l'Avv. Annamaria Bernardini de Pace e mi occupo di diritto di famiglia a 360 gradi (e più!). Convinta che anche dalla relazione peggiore si possa imparare qualcosa.

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Ormai è chiaro a tutti (o quasi!): stiamo vivendo una situazione di assoluta straordinarietà. Nessuno poteva aspettarselo, pochi erano preparati ma, oggi, tutti dobbiamo reagire e comportarci con responsabilità, senso civico e intelligenza. Questo vuol dire rimodulare e riorganizzare le regole e le abitudini quotidiane. Tra queste, nelle famiglie (a maggior ragione se i genitori sono separati/ divorziati), bisogna interrogarsi sul come gestire la quotidianità dei minori, il diritto di frequentazione dei bambini, come organizzare l’homeschooling e via dicendo. 

Una realtà tutta nuova alla quale adeguarsi con la massima velocità. Naturalmente, né la legge né gli accordi tra i genitori né le sentenze del giudice, indicano come comportarsi “in tempi di Coronavirus”. Nemmeno i decreti e le ordinanze emanate dalle singole regioni italiane, al momento, stabiliscono precisamente come i genitori – separati e non - si debbano comportare (salvo, ovviamente, alcune regole generali come quella che vieta di entrare/ uscire da alcune regioni o città).  Dunque, l’organizzazione è nelle mani di mamma e papà che - più che mai in questa fase - devono lasciare le loro “ragioni” e i loro perché da parte e pensare a quale soluzione sia migliore per i bambini, per loro stessi e per l’intera società.  Prima di tutto, bisogna gestire la giornata dei figli perché le scuole sono chiuse e non tutti i genitori possono lavorare da casa. 

La soluzione più ragionevole è quella di lasciare che i minori stiano con il genitore che ha la possibilità di fare smart-working. Se entrambi i genitori, invece, sono costretti a continuare a recarsi sul luogo di lavoro, si deve necessariamente ricorrere all’aiuto dei nonni o della baby-sitter. Bisogna tenere a mente, però, che i nonni sono i soggetti più deboli in questa situazione e non è giusto esporli al rischio nonostante il loro amore incondizionato per i nipotini potrebbe indurli a non considerare il pericolo che corrono. I genitori che non possono lavorare da casa dovrebbero, perciò, più ragionevolmente, affidarsi all’aiuto della baby sitter. Ma è ovvio che non tutti possono sostenere questa spesa, soprattutto perché siamo in un momento nel quale, verosimilmente, le entrate diminuiranno per tutti. Per fortuna, lo Stato sta programmando di intervenire a supporto delle famiglie offrendo dei voucher cioè una somma di denaro per far fronte ai bisogni educativi dei figli (che, in questa situazione, si traducono nella necessità di accudimento quotidiano). Si è parlato di voucher del valore di 600,00 euro mensili per 6 mesi. A poterlo chiedere saranno i genitori di bambini con meno di 12 anni e potrà essere utilizzato solo per pagare le baby-sitter regolarmente assunte. Sempre che vogliano recarsi in case estranee. 

Allo stesso modo, lo Stato sta pianificando la possibilità per la mamma o il papà di domandare al datore di lavoro il congedo parentale, nell’ipotesi nella quale la coppia abbia figli infra dodicenni ed entrambi stiano continuando a lavorare. Quando cioè, non ci sia un genitore che si possa occupare dei bambini (magari approfittando dello smart-working). I giorni di congedo dovrebbero essere 12, ma potrebbero aumentare se – come probabile – la chiusura delle scuole dovesse prolungarsi. Chi chiede e ottiene il congedo parentale, dovrebbe continuare comunque a prendere almeno il 30% della propria paga giornaliera. Un occhio di riguardo per le famiglie dove uno dei genitori è medico o infermiere: l’altro genitore, infatti, potrebbe avere diritto a più di 12 giorni di congedo. 

Per entrambi gli interventi – il voucher e il congedo parentale – siamo in attesa dell’ok da parte della Camera e, dopo, si potrà procedere con decreto in Consiglio dei Ministri, si spera entro mercoledì o giovedì di questa settimana. Anche perché i problemi connessi all’accudimento dei minori non potranno che aumentare posto che, con tutte le scuole chiuse, sarà necessario introdurre l’homeschooling, ossia lezioni impartite telematicamente per mezzo del computer e della televisione. Sarà, così, indispensabile sorvegliare i bambini (quanto meno quelli più piccoli o quelli meno responsabili) affinché seguano le lezioni e si tengano al passo con il programma scolastico. 

Un altro importante problema da gestire nella nuova quotidianità, sono le frequentazioni dei bambini con il genitore presso il quale non vivono. In linea di massima, leggendo i decreti e le ordinanze in vigore, verrebbe da pensare che - se i genitori abitano in due regioni diverse o all’interno delle “zone rosse” - il diritto di visita con i minori debba essere sospeso, in ragione di un interesse superiore che è quello della salute di tutti i cittadini e del contenimento quanto più possibile del virus. Spazio, quindi, anche in questo caso, alla tecnologia che ci permette di essere “vicini” con fotografie, Skype, FaceTime e via dicendo. Naturalmente, è indispensabile la massima elasticità e collaborazione da parte del genitore presso il quale i minori abitano, che deve essere quanto più disponibile ad agevolare (ancora meglio, proporre e organizzare) questo tipo di incontro virtuale tra i figli e il genitore che non abita con loro o che, momentaneamente, non può raggiungerli. 

Se, invece, entrambi i genitori vivono nella stessa città, il calendario di visita con i minori potrà essere rispettato pur tenendo a mente, e senza violarla, la regola generale che impone di uscire da casa solo quando strettamente necessario.  Naturalmente, sono banditi i weekend fuori porta, il cinema, le domeniche al centro commerciale (sempre che qualcuno sia ancora aperto), le cene al ristorante e qualsiasi altra occasione di assembramento di più persone. Si tratta di regole diverse e passeggere, che mamma e papà devono rispettare. Si tratta, in altre parole, di un periodo che deve essere affrontato con massima responsabilità (civica e genitoriale) e che deve cedere il passo – più che mai – al buon senso e alla collaborazione. 

di Avv. Marzia Coppola

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