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Hillary Clinton, crolla il muro d'omertà: il dossier che la può far fuori

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Sta crollando il muro dell'omerta' che protegge Hillary e la sua campagna a proposito del famigerato dossier, compilato dalla screditata spia inglese Christopher Steele con input di fonti russe men che attendibili, su incarico della societa' Fusion GPS assoldata dall'avvocato della campagna della Clinton. I colpi non vengono solo da Trump con i suoi tweet, o dalle ben piu' autorevoli e legalmente decisive Commissioni sui Servizi Segreti di Camera e Senato che indagano sul Russiagate. I presidenti delle Commissioni sono tutti repubblicani, perche' e' il GOP a controllare i due rami del Congresso, e stanno mettendo alle strette la ex capa del Comitato Nazionale Democratico (CND) Debbie Wasserman Schultz e l'ex manager della campagna John Podesta, entrambi colti in flagrante menzogna su chi ha ordinato e pagato il dossier e quindi destinati ad essere interrogati ancora. Adesso, pero', si accumulano le voci critiche che vengono da Democratici insospettabili, come Leon Panetta che era stato direttore della Cia sotto Obama o Doug Schoen, che era stato consigliere e sondaggista nientemeno che di Bill Clinton negli anni 90. Riportare che cosa i due personaggi hanno detto alla CNN (Panetta) e scritto in un articolo sul New York Post (Schoen, che lo ha confirmato con Andrew Stein, anche lui un ex politico Democratico che e' stato presidente del Consiglio Comunale di New York) fa capire quanto la vicenda sia grave e senza precedenti. Finora la stampa americana di sinistra, che pure recentemente ha fatto scoop importanti in materia con il Washington Post e la CNN, non ha in realta' trattato il caso della 'paternita' '' del dossier fasullo con la serieta' che merita. Forse perche' un conto e' buttare definitivamente giu' dalla torre i Clinton, politicamente defunti e diventati una zavorra per il futuro del partito DEM. Un altro e' andare a fondo con il rischio di travolgere anche l'amministrazione Obama per i suoi legami con l'FBI di Robert Mueller e poi del suo amico e successore James Comey, ora sodali piu' che sospetti nella Russiagate contro Trump. La stampa italiana, da parte sua, ha brillato per la sua latitanza nel riferire le novita' in tutta questa settimana di devastanti rivelazioni su Hillary, sull'FBI di Bob Mueller e di James Comey, e sull'amministrazione Obama che l'aveva "coperta" nell'affare dell'uranio venduto a Putin nel 2010. Parlando dell'America, hanno preferito dedicarsi agli archivi di JFK e ai due senatori del GOP che hanno rinunciato a ricandidarsi nel 2018 (perche' sarebbero stati estromessi nelle primarie del GOP), e che per vendetta hanno litigato platealmente con Trump. Ma diamo ora la parola a Schoen-Stein e a Panetta. "Alla domanda della CNN se Hillary fosse al corrente del dossier e del suo finanziamento, l'ex portavoce della campagna Brian Fallon ha risposto che 'lei poteva saperlo o anche non saperlo' ", hanno scritto Schoen e Stein. " La ex capa del CND Shultz ha detto (agli investigatori) che pure lei 'non era al corrente di nulla che fosse collegato all'accordo per questa ricerca'. Eppure e' chiaro", stigmatizzano i due DEM, " che i due manager di piu' alto livello della campagna e del CND erano a conoscenza del dossier. Dopo tutto, i files pubblici della Commissione Elettorale Federale mostrano che la campagna della Clinton e il CND hanno pagato alla Perkins Coie (la societa' dell'avvocato Marc Elias che li rappresentava) una somma complessiva di 12,4 milioni di dollari. A che scopo sono stati versati, in nome di Dio?", si chiedono retoricamente. Ma non e' tutto. "Questa settimana un informatore dell'FBI con addizionali e critiche informazioni a proposito della potenziale influenza della Russia sul Dipartimento di Stato di Hillary e' stato svincolato , dall'attuale ministero della Giustizia, dall'obbligo di non testimoniare in Congresso che gli era stato imposto dal ministero della Giustizia di Obama", hanno scritto Schoen e Stein. "L'avvocatessa dell'informatore ha detto al sito The Hill che ora il suo assistito potra' dire cio' che sa 'sulla corruzione russa a proposito dell'affare nucleare e ai tentativi di Mosca, di cui e' stato testimone, di guadagnare influenza con l'ex presidente Clinton e la ex segretaria di Stato Hillary Clinton nella speranza di ottenere decisioni favorevoli dalla amministrazione Obama. La segretaria Clinton non alzo' un dito per contestare l'accordo del 2009-2013 che ha permesso alla Russia di acquistare circa il 20% dell'uranio americano", proseguono i due DEM. "Prima della finalizzazione dell'accordo, l'informatore dell'FBI ha raccolto documenti e deposizioni di testimoni oculari sul fatto che ufficiali russi coinvolti nell'affare donarono milioni di dollari alla Fondazione Clinton e alla Global Clinton Initiative. (Bill Clinton prese mezzo milione per un discorso nella banca di Mosca che gestiva l'affare dell'uranio NDR). In aggiunta alla indagine sul presidente Trump, quindi", concludono Schoen e Stein, "abbiamo bisogno di uno speciale procuratore che indaghi sulla intera materia, qualcuno non connesso agli ex direttori dell'FBI James Comey o Robert Mueller". Panetta, parlando con il conduttore piu' autorevole delle news della CNN, Wolf Blitzer, che gli ha chiesto come fosse possibile che nessuno "dei due capi del DNC e della campagna di Clinton" sapesse niente sui pagamenti per il dossier anti Trump, ha risposto cosi': " Beh, e' ovviamente un qualcosa su cui la Commissione dei Servizi vorra' vederci chiaro. Tu sai bene, conoscendo le campagne presidenziali, che ci sono tante grandi operazioni e in qualche caso la mano sinistra non sa che cosa fa la destra, e questo potrebbe essere il caso. Penso che la Commissione andra' dentro la materia per determinare esattamente che cosa e' successo: chi sapeva qualcosa e quando?". Blitzer lo ha incalzato e gli ha chiesto perche' l'avvocato della campagna di Clinton Marc Elias (che ha assunto la Fusion GPS e pagato per il dossier, cosa ormai di pubblico dominio NDR) non ha detto a John Podesta, il capo della campagna di Hillary, che avevano pagato loro per il dossier. "Beh, cio' rende la situazione molto imbarazzante. Se tu stai testimoniando (in Congresso NDR) e stai dicendo che non sai nulla di questa cosa, e l'avvocato che ti siede a fianco e' uno di quelli che sapevano tutto quello di cui si sta discutendo, credo che cio' sollevi una questione che la Commissione vorra' esaminare per determinare esattamente chi sapeva che cosa". Se persino dei Democratici DOC vogliono vederci chiaro e chiedono che i Clinton, Podesta, la Debbie Schultz, Comey e Mueller siano rivoltati come un calzino perche' sia fatta vera luce, ne leggeremo ancora delle belle. Chissa', magari anche sui giornali che hanno censurato finora lo scandalo, che e' sempre piu' il Watergate Democratico dell'era Obama. di Glauco Maggi

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