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Colpaccio Trump: il boom del lavoro negli Stati Uniti, più occupati e più ricchi

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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L'economia americana e' cresciuta ancora in aprile, al di la' delle attese, aggiungendo 263 mila posti di lavoro. Dal Rapporto del Ministero del Lavoro sul mese precedente risulta anche che il tasso di disoccupazione e' sceso di due decimi rispetto a marzo (quando era al 3,8%), al 3,6% di oggi. E' un livello record che non si vedeva dal 1969, mezzo secolo fa. Gli economisti avevano previsto un saldo netto positivo di 190 mila posti in aprile, dopo la media di 180 mila dei primi tre mesi del 2019. Considerano anche la correzione in aumento di 16mila posti sui due mesi di marzo e febbraio registrata nel Rapporto, significa che nei primi 4 mesi del 2019 l'economia Usa ha creato una media di 205 mila posti, oltre il doppio dei 100 mila che sono necessari fisiologicamente per rimpiazzare chi va in pensione. La Trump-economic e' in grande spolvero. Sul fronte delle buste paga, rispetto a 12 mesi fa i lavoratori hanno guadagnato il 3,2% in piu', ben oltre il tasso di inflazione che e' sotto il 2%. La media oraria degli stipendi e' attualmente di 27,7 dollari. Il PIL del primo trimestre e' cresciuto al 3,2%, superando le previsioni, mentre la produttivita' da gennaio a marzo e' balzata del 3,6% rispetto a un anno prima, il migliore incremento in cinque anni. Anche le vendite di case sono salite del 3,8% in marzo, fornendo qualche speranza di ripresa al mercato immobiliare, finora l'unico a non brillare da quando c'e' Trump alla Casa Bianca. La Borsa, invece, continua a macinare record grazie al clima pro-business e ai profitti delle aziende: il Dow Jones e' salito del 40% dal novembre del 2016. "L'economia USA in aprile ha ruggito ancora, malgrado le incertezze sul commercio internazionale e gli effetti calanti dei tagli delle tasse”, ha scritto Andrew Chamberlain, capo economista della societa' di analisi del lavoro Glassdoor. “Il rapporto di oggi mostra la forza e la resistenza tenace dell'economia americana dopo nove anni di ripresa”. La recessione era infatti finita nel giugno del 2009, e la crescita statistica e' in atto da 103 mesi. Ma c'e' espansione ed espansione, ed e' patetico lo sforzo dei DEM, degli economisti keynesiani e dei media liberal di cercare di negare che siano state le politiche di Donald Trump – deregolamentazioni che hanno liberato le energie pro-business, tagli fiscali a famiglie e imprese, enfasi sulla creazione di posti di lavoro anche nei comparti industriali negletti - a rivitalizzare l'economia a un ritmo di successo che negli otto anni di Obama-Biden non solo non c'era, ma veniva ritenuto impossibile da ottenere dai consiglieri economici della Casa Bianca Democratica. Ora all'appello manca la partita con la Cina sulle tariffe, sul libero scambio e sullo stop alla pirateria cinese sui brevetti. Se si raggiungera' un'intesa, come pare dall'intensificarsi degli incontri ad altissimo livello tra i rappresentanti di Washington e Pechino di queste settimane, sparira' anche questo freno all'espansione commerciale, economica e imprenditoriale americana, con benefici anche per la ripresa a livello internazionale. di Glauco Maggi

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