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E adesso cosa faranno le ragazze di "Se non ora quando"?

Tolto di mezzo il loro peggior nemico, le signore del 13 febbraio dovranno trovare altre motivazioni per aiutare le amiche

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Finisce il governo di Silvio Berlusconi, ma non è detto che finisca il berlusconismo. In questi giorni sui giornali e in televisione si discetta soprattutto di questo. Sociologi, editorialisti, esperti di economia sono tutti lì a interrogarsi se sarà poi così vero che il Caimano si toglie dai piedi entro domenica o se invece poi decide di resuscitare (politicamente) e resistere fino a 120 anni. Uno degli argomenti che viene fuori più spesso è che finalmente d'ora in poi le donne avranno il ruolo che meritano. Evviva. Oggi pomeriggio mi sono imbattuta per caso nella trasmissione pomeridiana di Raidue, dove le signore ospiti in studio e in collegamento (Lella Costa e Daniela Brancati) cercavano di convincere il direttore di Tempi, Luigi Amicone, che finalmente con il prossimo governo, qualunque sarà, noi donne riusciremo a tornare ad essere protagoniste e a uscire da quella condizione avvilente in cui siamo precipitate con il drago cattivo di Arcore che ci ha rovinato. Anche in Parlamento, quando ormai era evidente lo sfascio di un esecutivo che stava perdendo pezzi (spesso proprio a causa di gelosie tra deputate), i discorsi dei più avvelenati avversari del Cavaliere sui divanetti erano eloquenti: finalmente tutte queste z....e se ne andranno. In questi mesi la macchina del fango si è messa in moto così tante volte che ormai agli occhi dell'opinione pubblica la nostra Camera e il nostro Senato sono sembrati un gran bordello, tolte rarissime eccezioni. I transfughi del Pdl perché hanno fatto mancare il proprio voto in occasione del Rendiconto dello Stato, martedì scorso? Perché volevano l'allargamento della maggioranza all'Udc, certo. La motivazione ufficiale non fa una grinza, ma poi presi i singoli casi si scopre che uno era incavolato perché non era più capogruppo, l'altro perché era stato promosso al governo il suo peggior nemico, l'altra perché la "rivale" considerata una raccomandata e basta era diventata addirittura viceministro. E poi si tirava fuori sempre il solito discorso: . Vizi privati e pubbliche virtù, poi ci aggiungi la crisi economica e i mercati impazziti e l'Italia nel baratro. Il 13 febbraio scorso è nato un grande movimento di donne che hanno sfilato prima a Roma poi a Siena sotto la comune bandiera "Se non ora quando"?, che è il loro slogan e il nome del loro movimento. Nel sito dichiarano, candide, che sono nate per ridare dignità all'immagine della donna degradata da una delle massime cariche dello Stato (indovina chi è). Fossero state ragazze e signore scevre da ogni condizionamento politico, forse avrebbero raggiunto ancora più consensi. Chi di noi vuole perdere la dignità? Le loro motivazioni a favore del gentil sesso sono giuste e condivisibili, se non scadono nella strumentalizzazione della sinistra che non pare sia poi così amica delle donne. E allora, adesso, sorge il dubbio? Contro chi scenderanno in piazza le ragazze di "Se non ora quando"? Faranno una crociata se Anna Finocchiaro la Bindi non saranno nominate ministre? Sono a favore delle donne tutte o solo delle loro amiche? C'è da scommettere che non si muoveranno certamente per difendere la Brambilla o la Santanché...  

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