di Caterina Maniaci Caccia a microspie, a cellulari paludati, a infiltrati sospetti. Le norme sulla segretezza del Conclave sono più che rigorose e tutto, nella Cappella Sistina, viene predisposto in queste ore per la totale bonifica dell’ambiente, per sigillarla il più possibile e impedire ogni possibile fuga di notizie. E ci si adegua anche alle novità tecnologiche e ai social network: i cardinali sorpresi a twittare potrebbero incorrere nella scomunica. Dopo le grane di Vatileaks e gli svolazzi del Corvo, tra le mura vaticane la parola d’ordine è: impedire ogni fuga di notizie. Del resto, norme severe e rigorose circa la segretezza e la riservatezza del conclave sono stabilite nella costituzione apostolica Universi dominici gregis emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 con la quale si regola l’elezione del Papa. Nel testo in particolare si afferma che il conclave si svolgerà in territorio Vaticano in ambienti chiusi agli estranei. Vengono stabilite anche le relative eccezioni nel caso in cui un cardinale per ragioni di salute abbia bisogno di assistenza: «Se ragioni di salute, comprovate previamente dall’apposita Congregazione Cardinalizia, esigono che qualche Cardinale elettore abbia presso di sè, anche nel periodo dell’elezione, un infermiere, si dovrà provvedere che anche a questi sia assicurata una dimora opportuna». Non si avvarrà, a quanto pare, di questa possibilità, perché troppo malato per partecipare al Conclave, l’indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja, arcivescovo emerito di Jakarta di 78 anni. La notizia, diffusa dall’agenzia Asianews del Pontificio istituto missioni estere, è stata confermata da padre Federico Lombardi, ha detto che il porporato non potrà venire a Roma, spiegando però che «l’accettazione dei motivi della sua rinuncia spetta al sacro collegio che si riunirà nelle congregazioni generali». Il probabile abbandono di Darmaatmadja porterà il numero dei grandi elettori da 117 a 116. Se poi cardinali dovessero tentare di twittare dall’interno del Conclave notizie segrete «incorrerebbero in gravi sanzioni», fino alla scomunica. In ogni caso i cardinali non potranno entrare in Conclave con il telefono cellulare, che «verrebbe confiscato». L’avvertimento, con ironia, viene lanciato da monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, in un briefing sul conclave in Vaticano. Arrieta ha spiegato ancora che le sanzioni sono molto pesanti , anzi, pe rla precisione, «ci sono più scomuniche latae sententiae (cioè immediate e automatiche, ndr) previste in questo documento che in tutto il codice di diritto canonico».




