Mps, spunta la cattedra alla moglie di D'Alema a Siena

Linda Giuva insegnava Archivistica nella sede distaccata dell'Università di Siena ad Arezzo
di Eliana Giustogiovedì 31 gennaio 2013
Mps, spunta la cattedra alla moglie di D'Alema a Siena
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  di Brunella Bolloli  Di lei si conosce la proverbiale riservatezza. Il suo essere sempre e comunque Linda Giuva, orgogliosa della propria indipendenza, professoressa associata di archivistica, bibliografia e biblioteconomia. Distante dalla politica attiva e dai riflettori nonostante il marito, Massimo D’Alema, ex premier, uno dei leader indiscussi della sinistra italiana, stimato anche a destra. Uno che può muovere ciò che vuole, che certo di primo acchito non sprigiona simpatia e calore, ma ha dimostrato di essere potente, al di là di ogni tentativo di rottamazione e faida interna.  Ora capita che nel caos totale che ha investito il Pd per via dello scandalo Monte dei Paschi di Siena, spunti la cattedra di Archivistica alla signora Giuva, consorte del leader Maximo, tenuta dal 2005 fino al 30 dicembre 2011. Si tratterà di sicuro di semplice coincidenza, ma basta solo leggere la biografia della prof per sapere che «dopo avere lavorato per oltre vent’anni nell’amministrazione archivistica italiana, è approdata all’Università degli Studi di Siena, sede di Arezzo, dove insegna Archivistica generale in qualità di professore associato. Si è occupata di archivi di partiti politici, di singole personalità e svolge ricerche nel campo dell’innovazione applicata alla gestione documentale nelle pubbliche amministrazioni». Membro del Comitato Scientifico del Progetto “Archivi storici” dell’amministrazione provinciale di Arezzo e del Comitato scientifico dell’Istituto Gramsci di Roma, la signora Giuva in D’Alema è considerata un’esperta nel suo settore, con incarichi in vari Comuni e una dedizione che non è mai venuta meno nemmeno in una fase delicata della propria vita che poi ha raccontato nel libro “La mia voglia di vivere”.  Però come nota Dagospia, che titola «quanto è piccolo il mondo», è facile avere la conferma che il Pd a Siena è di casa e forse anche all’università. La quale è legata a doppio filo alla banca della città tramite la Fondazione Monte dei Paschi, erogatrice almeno fino al 2010 di corpose somme di denaro all’ateneo. In rete sono rintracciabili gli stanziamenti passati, come i 200mila euro per il potenziamento del patrimonio  bibliografico, un milione e 400mila euro per le borse di dottorato di ricerca, gli 800mila euro degli assegni per i ricercatori, o i 5mila euro per il convegno “Barack Obama a metà mandato”, per dirne solo alcuni. Il problema, però, è che anche per l’ateneo senese tira una brutta aria. È di ieri la notizia del commissariamento immediato chiesto dal collegio dei revisori dei conti «prima che la situazione economica, finanziaria e patrimoniale degeneri ulteriormente». I tre commissari hanno bocciato l’approvazione del bilancio preventivo del 2013, dichiarando, come previsto dalla riforma Gelmini, lo stato di dissesto dell’Università, a lungo retta da Luigi Berlinguer. Il 2012, infatti, si è chiuso con 46 milioni di perdite e per l’anno in corso si prevede un rosso di ulteriori 19 milioni. In sintesi: tra banca, Comune e università, l’effetto domino del tracollo nella rossa Siena è assicurato. Finalmente anche il  leader Udc, Casini, se ne rende conto. «C’è stata una commistione politica tra Pd e Monte Paschi di Siena troppo a lungo tollerata», ha detto al Tg1. «Sta indagando la magistratura: se emergeranno cose penali, gente che ha rubato, dovranno andare in galera». Per il segretario Pdl Alfano sul caso Mps «la sinistra italiana si sta caratterizzando per un atteggiamento da gnorri che gli italiani hanno capito benissimo». La collega di partito, Deborah Bergamini, appoggia l’idea di una commissione parlamentare d’inchiesta, perché la vicenda «assomiglia sempre di più alla parodia di un brutto film western».