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Cesare Battisti, il terrorista sfida l'Italia sulle scalette dell'aereo: l'infame ghigno all'atterraggio

Davide Locano
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Ore 11.44 di lunedì 14 gennaio: dopo 37 anni di fuga, termina ufficialmente la latitanza di Cesare Battisti. Gli occhi di tutta Italia sono puntati su Ciampino, dove è atterrato il boeing che lo ha riportato in Patria direttamente dalla Bolivia. Ore 11.44, il terrorista scende dall'aereo. E il volto è sempre lo stesso, di sfida, beffardo, mai pentito. Sembra quasi una scelta scientifica, quella dell'ex Pac condannato a due ergastoli per quattro omicidi: appena si affaccia sulla scaletta dell'aereo, sul suo volto si dipinge quel ghigno infame che conosciamo bene. Troppo bene. Il sorriso storto di uno che continua a professarsi innocente, senza rispetto per le vittime che ha mietuto e per i parenti di quelle stesse vittime. Baffetti, giacca marrone e senza manette ai polsi, la prima immagine di Battisti in Italia non tradisce tutto il suo passato, quella sensazione di impunità, quella sua eterna mancanza pentimento. Ma come detto, per lui, la corsa è finita. Ad attenderlo all'aeroporto c'erano anche Matteo Salvini e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che hanno assistito allo sbarco da lontano, senza incrociarsi direttamente col terrorista. Battisti è stato poi condotto lontano dalla telecamere: ora alcune pratiche burocratiche, dunque per lui si spalancheranno le porte di Rebibbia. Con un ritardo doloroso, ma giustizia è fatta. Leggi anche: Cesare Battisti, il video dell'atterraggio a Ciampino

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