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La giornalista inguaia il senatore: "Lingua in bocca, poi mentre dormivo mi ha toccata. Ecco le foto"

Giulio Bucchi
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Una conduttrice radiofonica della KABC di Los Angeles, Leeann Tweeden, ha accusato il senatore Democratico del Minnesota, Al Franken, di averla baciata "con la forza" durante un tour in Afghanistan nel 2006, due anni prima che l'ex comico televisivo entrasse in Senato. "Sapevi perfettamente che cosa stavi facendo", ha scritto la giornalista, ex modella, in un articolo sul website della sua radio. "Tu mi hai forzosamente baciato senza il mio consenso, hai afferrato le mie tette mentre stavo dormendo e hai fatto sì che un fotografo scattasse una foto mentre lo stavi facendo, sapendo che io dopo l'avrei vista e ne avrei provato vergogna". La foto era una vendetta per come ti avevo respinto, ha aggiunto la vittima. Nel testo dello show, scritto da lui stesso, Franken aveva messo la scena del bacio. "E chiedeva ripetutamente di fare esercizio". La donna protestò ma alla fine cedette, riluttante e pensando comunque, ovviamente, a un bacio da scena teatrale. Invece, lui "mi mise una mano dietro la testa, stampò le sue labbra contro le mie e aggressivamente schiaffò la sua lingua dentro la mia bocca", ha scritto la giornalista. "Fu così veloce. Tutto ciò che ricordo è che le sue labbra erano veramente bagnate e che era tutto viscido. Nella mia mente, per il resto del viaggio lo chiamavo labbra da pesce, perché era quello che mi ricordavo di lui. Lo avevo respinto con le mie mani con forza, e ricordo che quasi gli avrei dato un pugno", ha poi detto in una intervista alla Cnn successiva all'articolo di denuncia. "Ogni volta che lo vedo, ancora oggi, stringo le mani come per dargli un pugno". Nel suo post, Tweeden ha raccontato che l'abuso avvenne mentre i due, impegnati in un giro di spettacoli nelle basi dei soldati Usa in missione, stavano facendo le prove dello show. Dopo questo episodio ci fu la fotografia galeotta. Mentre la giornalista dormiva, ancora vestita con la tuta militare, Franken chiese a un fotografo di documentare il momento in cui lui le afferrava i seni. "Senatore Franken, avevi scritto tu il testo. Ma non c'è nulla di divertente in un assalto sessuale", ha accusato Tweeden. "Io non ci potevo credere. Mi ha palpato, senza il mio consenso, mentre ero addormentata. Mi sentii violata ancora una volta. Imbarazzata. Sminuita. Umiliata". "La fotografia di Al Frankenstien è veramente una brutta cosa, dice più di mille parole. Dove vanno a finire le sue mani nelle foto 2, 3, 4, 5 & 6 mentre lei dorme?", ha twittato irridente il presidente Trump, che ha poi aggiunto: "E pensare che solo una settimana fa Frankenstien stava dando lezioni a chiunque lo ascoltasse sugli abusi sessuali e sul rispetto delle donne". La dichiarazione rilasciata da Franken dopo la denuncia sul suo comportamento è la conferma di come i liberal siano maestri nel voler apparire virtuosi e moralmente superiori. Sempre. Prima di essere denunciati, e anche dopo. Ecco che cosa ha dichiarato Franken al mondo, dopo aver chiesto scusa privatamente al suo staff in Senato: "Di certo io non ricordo le prove per lo show allo stesso modo (di Leeann). Quanto alla foto l'intento era di essere divertente ma non lo era. Non avrei dovuto farla". Poi, alla maniera liberal, è però subito salito in cattedra: "Chiedo scusa a Leeann e a chiunque conti su di me come un alleato, un sostenitore e un campione delle donne. Io rispetto le donne. Non rispetto gli uomini che non le rispettano. Il fatto che le mie azioni abbiano dato alla gente una buona ragione per dubitarlo mi fa vergognare". Ma, ed ecco dove uno di sinistra, "femminista ad honorem a prescindere", è irraggiungibile, "la verità è che ciò che la gente pensa di me alla luce di questi fatti è molto meno importante di ciò che la gente pensa delle donne che continuano a farsi avanti per raccontare le loro storie. Loro meritano di essere ascoltate, e credute. E meritano di sapere che io sono loro alleato e sostenitore".  Voilà, salto mortale riuscito: avrò fatto quello che dice la Tweeden, ma il paladino delle donne sono io. È stato più spudorato di Weinstein che, sommerso dalle accuse delle sue vittime, nel suo comunicato di autodifesa rivolto ai Democratici disse "comunque io sono al vostro fianco contro le armi". È con questo approccio politicamente corretto e auto assolutorio che Franken, 66 anni, sposato dal 1975 con una donna di nove anni più vecchia di lui, ha aggiunto d'essere lieto di sottoporsi, e di collaborare, all'indagine del Comitato Etico del Congresso. È sicuro di farla franca. Ma il senatore, rieletto nel 2014 e quindi non sottoposto ad un voto di riconferma prima del 2020, è recidivo. Scrisse un articolo pornografico, prima di entrare in parlamento, in cui fantasticava di atti degradanti contro le donne. Per questo, durante la campagna per il posto di senatore nel 2008, fu accusato dai repubblicani di essere un pervertito. Lui si difese, e vinse alle urne, dicendo che si trattava di satira. E adesso? La lingua e le mani lunghe sono vere. Il Palazzo della politica era già in subbuglio per Roy Moore, e adesso deve gestire il primo scandalo di un parlamentare in carica travolto dalla "rivolta delle donne abusate" originata dal produttore Weinstein. Tra i repubblicani c'è chi chiede già le dimissioni, per par condicio. Non deve diventare senatore il giudice Moore, che era stato accusato di comportamento sessuale inappropriato da una mezza dozzina di signore? Giustissimo. Ma allora che legittimità ha, Al Franken, di restare senatore? La partita sul suo futuro è appena iniziata, e tra i Dem è fuggi fuggi. Nel suo partito, molti colleghi impegnati nella campagna per la rielezione nel 2018 hanno girato i fondi avuti dal Comitato politico di Al Franken ad enti di carità, e tutti attendono l'esito della indagine etica prima di scaricarlo. Godono delle difficoltà del GOP con Moore "sciuparagazzine", ma non vogliono pagare il dazio per Franken "labbra da pesce". Certo, se si materializza la voce uscita nella Rete secondo cui ci sarebbe una seconda accusatrice in arrivo, per lui non ci sarebbe scampo. di Glauco Maggi

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