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Bankitalia, Visco resta al suo posto: Mattarella e Draghi decisivi per la sua riconferma

Matteo Legnani
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Alla fine il via libera è arrivato: il Consiglio dei ministri ha infatti dato il suo ok alla riconferma di Ignazio Visco alla guida di Bankitalia ed è anche già arrivata la firma definitiva del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il nome di Visco era peraltro stato proposto ufficialmente ieri dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nonostante la contrarietà in merito espressa apertamente dal segretario del Pd Matteo Renzi. I sei anni di reggenza di Visco a Palazzo Koch coincidono infatti con il verificarsi delle più gravi crisi bancarie nel nostro Paese: quella di Montepaschi, quella delle due venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) e dei quattro istituti di credito locali: Marche, Chieti, Ferrara ed Etruria con l'aggravante, per quest'ultima, che tra chi comandava c'era il padre dell'ex ministro alle riforme del governo Renzi, Maria Elena Boschi. Crisi che sono state affrontate alla bell'e meglio, nella maggior parte dei casi salvando gli istituti con l'immissione di grandi quantità di denaro pubblico, senza che correntisti e piccoli azionisti fossero adeguatamente tutelati. Quindi, è legittimo chiedersi come abbia potuto il governatore Visco restare al suo posto, non fosse che l'Italia è il Paese della "continuità" per eccellenza. E Renzi un soggetto ormai troppo debole per interferire, vista anche la passività con cui il suo governo ha vissuto le tante crisi bancarie. Anche perché, come rivela oggi il Corriere della Sera in una articolo scritto evidentemente prima dell'ufficialità della riconferma di Visco (pur assai prevedibile già ieri), gli sponsor del governatore uscente erano, con tutto il rispetto per Renzi, di ben altro peso e caratura. Per la sua riconferma avrebbero infatti pesato in modo decisivo l'attuale capo dello Stato Sergio Mattarella, il numero uno della Bce Mario Draghi e forse anche quel Giorgio Napolitano che fu risolutivo per una nomina, quella di Visco, che sei anni fa fu un'autentica sorpresa, visti i candidati assai più "pesanti" (Fabrizio Saccomanni, Alberto Bini Smaghi e Vittorio Grilli) sui quali ebbe la meglio.

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