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Violante Placido, il dolore dietro i sorrisi: "Vittima dei bulli quand'ero ragazzina in America"

Giulio Bucchi
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Bella, di successo e privilegiata, Violante Placido nasconde un'adolescenza non facile. La figlia di Michele Placido, attrice e musicista, racconta al Corriere della Sera la sua esperienza da "bullizzata" da bambina 11enne trasferitasi negli Stati Uniti. "Pur nella condizione di emigrante di lusso, mi sentivo diversa: ero la straniera stralunata, che si vestiva strana, parlava strano e nessuno voleva essermi amico. Le altre ragazzine già si depilavano, alcune portavano lenti a contatto colorate. Io ero intimidita, impaurita, e troppo orgogliosa per fare il primo passo". Gli altri bambini le facevano "piccoli ricatti, sottili violenze psicologiche, non fisiche. Il rappresentante di classe aveva il compito di fare l'appello e mi faceva mettere in punizione per ritardi minimi. Oppure qualcuno m'invitava al cinema, ma a patto che lo facessi copiare in spagnolo, in cui ero la prima della classe. Mi offrivano amicizia sotto forma di ricatto. E se invece, in classe, davo aiuto a quelli più emarginati di tutti, facevano la spia". L'attrazione per gli "ultimi", i più sfortunati e deboli le è rimasta addosso. Per esempio, adora abbracciare i senzatetto. "Avevo 22 anni, era uno di quei viaggi che fai quando cerchi la tua strada. Volevo studiare recitazione e capire se potevo diventare attrice. Sto per attraversare la strada, vedo quest'uomo malconcio. Gli do qualche moneta. Lui inizia a chiacchierare. Lo ascolto, parliamo. Poi, mentre sto per salutarlo, lui allarga le braccia, le stende e resta così. Sorrido. Lui fa un passo avanti. Mi abbraccia. Era tutto contento, come se fossimo amici da sempre. Mi ha regalato un senso di divino e una forza quasi magica per il resto della giornata". Un altro incontro con un "barbone", sempre a Los Angeles: "Leggevo annunci di case su un giornale. Fui avvicinata da un homeless che voleva aiutarmi, trovare lui un tetto per me. Abbiamo fatto telefonate, siamo andati in giro per i quartieri. Lo vedevo felice ed ero felice anch'io. E ho pensato che a molti non verrebbe spontaneamente di darti un aiuto se non lo chiedi. L'empatia spiccata di queste persone è il motivo per cui spesso finiscono per strada. In una società così violenta e indifferente, se hai un animo sensibile, fai fatica a trovare il tuo posto".

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