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"Se torna lo spirito del '94 noi ci rifacciamo Alleanza Nazionale": la rivolta dei Colonnelli costringe Silvio a correggere il tiro

Nicoletta Orlandi Posti
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Le diverse anime del Pdl non sono state mai così distanti. Da una parte gli azzurri (o ex azzurri?) e dall'altra i colonnelli di quella che fu Alleanza nazionale che mal hanno digerito l'idea di Berlusconi di scendere di nuovo in campo con una Forza Italia-bis (idea prima confermata alla Bild e sulla quale ha parzialmente ritrattato dopo la pioggia di "no"). Da una parte e dall'altra tirano la giacchetta del Cav con l'obiettivo di veder soccombere l'avversario, ma anche chi non è ascrivibile a uno dei due schieramenti storce il naso davanti all'idea di Forza Italia bis. Lo schieramento dei dubbiosi è nutrito: da Gasparri a La Russa, poi la Meloni e Matteoli, fino ad Alemanno e un Cicchitto che prova a "ricucire".  I forzisti chiedono facce nuove e larghe intese, gli ex An temono che gli azzurri sarcrifichino la legge elettorale con le preferenze per liberarsi di loro e pretendono le primarie. In entrambi i casi le parole e le interviste sono vere e proprie dichiarazioni di guerra. Una rottura pare all'orizzonte e il concetto sembra chiaro: "Se torna Forza Italia noi ce ne andiamo e torna anche Alleanza Nazionale".  I dubbi di La Russa - Duro il commento di Ignazio La Russa. "E' importante proseguire un progetto, non va interrotto il progetto iniziato con Angelino Alfano che deve dare al Pdl un orizzonte più lontano nel solco dell'alternativa alla sinistra", ha detto ai microfoni di Skytg24. "Se si pensa che sia salvifico un salto all'indietro, al '94, quando Fi prese il 21% dei voti e An il 13%, si sbaglia. Il Pdl può prendere anche il  38%, come è accaduto alle ultime elezioni politiche. Qualcuno li ha fatti questi calcoli? Quel risultato è il frutto di un certo tipo di alleanze. A quel punto si dovrà discutere di qual è la soluzione migliore ma escludo - conclude La Russa che già aveva criticato il ritorno del Cav in un'intervista concessa a Libero - che l'attuale composizione del  Pdl possa accettare di fare un salto all'indietro al '94 col miraggio di un partito liberale di massa che non si è mai riuscito a realizzare".  Gasparri, Meloni e Saltamartini - Meno duro ma dello stesso tenore il commento di Maurizio gasparri: "Pronto a sostenere la candidatura di Berlusconi con lealtà, giudico negativamente ipotesi di scomposizioni del Pdl o ritorni a sigle del passato. Abbiamo costruito il progetto unitario del centrodestra con Berlusconi e Alfano - ha spiegato il presidente del gurppo Pdl al Senato - e lo sosterremo nel dibattito ed in eventuali congressi". Chi invece usa toni per nulla concilianti è Giorgia Meloni: "Io in Forza Italia non ci vado. Alleati sì, sottomessi mai", ha scritto su Twitter. Poi la deputata azzurra Barbara Saltamartini: "Forza Italia o Itala Forza sarebbe una follia. Il problema vero è capire contenuti e obiettivi del progetto, e ciò non si fa a mezzo stampa". Il sindaco di Roma deluso - Gianni Alemanno, che si è assunto il compito di fare da paciere, mercoledì incontrerà il Cav "per cercare di capire da lui cosa ha in mente", dice a Repubblica. Un conto è la candidatura a premier di Berlusconi, un altro è andare a una  'ri-personalizzazione' forte del partito. "In questo modo", continua il sindaco di Roma, "si azzeratutto il percorso fatto fin qui dal Pdl. Avverto che una svolta diquesto tipo sarebbe poco digeribile da chi, nel frattempo, h acquisito una sua presenza e una forza politica al di là del partito carismatico delle origini. Origini piuttosto lontane nel tempo oramai". "Noi", aggiunge  Alemanno, "abbiamo eletto Alfano segretario con la chiara indicazione di una successione a Berlusconi. Poi un mese fa c'è stato un ufficio di presidenza in cui si è deciso di fare le primarie. Oggi non possiamo dire 'scusate abbiamo scherzato', torna Berlusconi. In un partito come minimo, per un cambiamento del genere, si riuniscono di nuovo gli organi e si discute. Altrimenti così diventa tutto incomprensibile". Le primarie, ribadisce poi Alemanno, "si devono fare. Servirebbero anche a  Berlusconi per rilanciarsi".   I dubbi di Corsaro e Rotondi - Ma la rassegna dei dubbiosi non è certo terminata. Ecco Massimo Corsaro: "Chi, come me, ha deciso di costruire  il Pdl arrivando da destra, lo ha fatto credendoci più degli altri. Era più facile passare da Forza Italia al Pdl che da An". Detto questo, "se il tentativo è quello di tornare indietro, io dico che non spingerò per il ritorno ad An, io credo nel Pdl". Quindi Gianfranco Rotondi, tra l'ironia e l'amarezza: "Sono anche io affezionato al ricordo di Forza Italia, quindi non ho niente in contrario al suo ritorno. Ma avendo fondato e addirittura ideato il Pdl - ha aggiunto - ho il diritto di chiedere a Berlusconi se me lo lascia. Di me si è sempre potuto fidare, non vedo perché dovrebbe negarmi il diritto al rottame. Tutti pensano che io scherzi - ha concluso in una nota-, ma la mia non è una provocazione".  Con la destra di Storace? - Qualche calcolo, nel frattempo, lo ha fatto Fabrizio Cicchitto, ed è anche molto preoccupato. Il capogruppo del Pdl alla Camera  ha già spiegato a Berlusconi che la nascita di un nuovo partito dei colonnelli, magari insieme alla Destra di Storace, porterebbe Forza Italia a perdere il 7% dei consensi. Cicchitto ha po commentato: "Leggiamo esternazioni di chi si augura rotture rispetto all'attuale configurazione del Pdl. Francamente ci sembrano follie. Sarebbe paradossale - ha cercato di gettare acqua sul fuoco - che nel momento nel quale stiamo scegliendo di ricandidare Berlusconi il centrodestra si divida addirittura in formazioni politiche". Galan: "Se ne vadano" - In un contesto disseminato di voci contrarie al ritorno di Forza Italia, spicca quella di Giancarlo Galan, che ha idee differenti: "Se vogliono andarsene portando via sia il nome che il simbolo del Pdl per me non ci sono problemi,  sai che perdita", dice il vicepresidente del gruppo a Montecitorio. Per poi aggiungere: "Non possiamo stare sotto lo stesso tetto". Ma c'è anche Altero Matteoli che non pensa ad alcuna scissione: "Ai miei amici ex An dico che non sono disponibile a dare vita ad altri partiti. Vengo dall'esperienza del Msi, sono passato ad An contribuendo a farla nascere e poi sono entrato convintamente nel Pdl. Non intendo assolutamente dare vita ad altri partiti: intendo fare funzionare questo a prescindere da come si chiamerà".

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