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Anche Milano apre alle coppie gayma nelle altre città è stato un flop

Nicoletta Orlandi Posti
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  Alla fine è stato, letteralmente, stappato lo spumante. Quando alle 3.40 della notte il consiglio comunale di Milano ha dato definitivamente il via libera al Registro delle Unioni civili, il pubblico presente e qualche consigliere hanno potuto trattenere l'entusiasmo giusto il tempo di far intervenire Giuliano Pisapia; poi è stata l'ora della festa. L'Aula di Palazzo Marino, riunitasi a oltranza dalle 16.30 di ieri per la terza e ultima seduta dedicata al provvedimento, ha licenziato nella notte la delibera con 29 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti. Numeri che potrebbero far credere che tutto sia andato come avrebbe dovuto, quando in realtà la discussione s'è più volte complicata. Resta il valore del risultato, sottolineato dal sindaco ("è una bella giornata per Milano - ha detto - da domani gli uomini e le donne che si vogliono bene saranno più felici e io sono felice per questo"), e dalla gioia dei presenti, Arcigay in testa, che hanno seguito a distanza ravvicinata ogni passo dei lavori dell'Aula. Il Registro delle Unioni Civili, dunque. La delibera che ha trovato il consenso del consiglio comunale è quella emendata dalla proposta di modifica che era stata al centro di un intermedio accordo tra la maggioranza e l'area liberal del PdL, poi 'naufragato' per la posizione del coordinatore cittadino del PdL, Giulio Gallera, che si è sentito 'tradito' dal voto contrario a un emendamento simile, e che sembrava dover essere archiviato fino a quando il giovane piedillino Pietro Tatarella non ne ha richiesta la votazione a prescindere dall'abbandono dell'Aula da parte dello stesso Gallera. Si è così determinata la struttura portante del documento, secondo un proprio 'modello Milano', che istituisce presso l'anagrafe un registro separato, specificatamente dedicato alle Unioni civili (verrà rilasciato attestato a chi si iscrive), agganciato alla normativa statale che disciplina la famiglia anagrafica (art. 4 DPR 223/1989). Per potersi iscrivere al registro, quindi, bisognerà prima essere iscritti alla stessa residenza all'interno della stessa famiglia anagrafica.  Ore di trattative - Per arrivare alla maggioranza che, alla fine ha promosso la delibera, ci sono volute ore di trattativa che hanno concesso ai cattolici del Pd di astenersi e a due consiglieri del PdL (Tatarella e Pagliuca), ma anche all'esponente di Nuovo Polo, Manfredi Palmeri, di aggregarsi ai sostenitori. Contraria la Lega (che ha ritenuto che la delibera introducesse "regole già esistenti"), Mariolina Moioli di Milano al Centro e i restanti consiglieri del PdL sempre fermi sulle proprie posizioni. Anche in questa occasione, come già in altre, Giuliano Pisapia ha presidiato il proprio scranno fino alla votazione, insieme al vicesindaco Maria Grazia Guida e all'assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino. La maggioranza ha potuto tirare un sospiro di sollievo alle 2.17 quando Palmeri ha ritirato uno dei suoi emendamenti, l'ultimo che restava da discutere. C'è voluta ancora oltre un'ora, durante la quale i consiglieri hanno snocciolato le proprie dichiarazioni di voto, perchè Pisapia potesse dire: "Abbiamo fatto quello che potevamo ed è un passo avanti nella direzione di una città che ha più rispetto per tutti. Sono sicuro che questo voto sarà di stimolo al Parlamento". Nessuna scorciatoia per i gay - Aveva scansato ogni dubbio, semmai ce ne fossero stati, nel pomeriggio di ieri dicendo chiaramente di "escludere" che la delibera in discussione nell'Aula di Palazzo Marino potesse aprire ai matrimoni gay; poi Giuliano Pisapia l'ha ribadito questa notte, quando il provvedimento era stato ormai approvato dall'Aula: "non abbiamo inventato nessuna scorciatoia per i matrimoni - ha detto - però sono fiero che Milano abbia il Registro delle Unioni civili". Il sindaco ha seguito la discussione fino alla votazione finale, arrivata alle 3.40, per poi prendere la parola e celebrare quella che ha definito una "bella giornata per Milano. Abbiamo dato vita a un confronto rispettoso - ha spiegato - basato sull'attenzione alle diverse sensibilità. Sono orgoglioso dell'alto livello degli interventi". - Pisapia ha ribadito che quanto fatto dalla città e dalle sue Istituzioni è un passo in avanti verso "il riconoscimento di diritti e il superamento della discriminazione. Sono sicuro che sarà di stimolo per il Parlamento a prendere in esame una legge che riconosca le coppie di fatto e le unioni civili. Anche quelli che qui sono stati contrari hanno riconosciuto che il Parlamento debba occuparsene. Noi, da parte nostra, abbiamo fatto il possibile e non potevamo fare di più. Da domani - ha concluso - le donne e gli uomini che si vogliono bene saranno più felici e io sono felice di questo".  Brindano gli omosessuali - E' stato uno dei primi ad alzare il bicchiere e, forse, non poteva essere altrimenti. Marco Mori, presidente dell'Arcigay milanese, è stato tra i numerosi rappresentanti dell'associazione presenti in Aula a Palazzo Marino fino all'approvazione del Registro delle Unioni Civili che ha salutato con gioia: "fino a un anno fa - ha detto - una discussione così non si sarebbe potuta fare". Non è un'osservazione politica (un anno e mezzo fa il Comune di Milano era guidato dalla Giunta Moratti), ma puramente culturale, perchè a nessuno è sfuggito, men che mai al presidente dell'Arcigay cittadina, "anche nel centro destra in molti hanno riconosciuto che c'è la necessità di riconoscere diritti anche alle coppie omosessuali".  "Il contendere - ha fatto notare Mori - è stato più su aspetti amministrativi e burocratici". La soddisfazione per il risultato milanese, però, è bilanciata dalla consapevolezza che manca ancora altro: "La felicità - ha concluso Mori - la raggiungeremo quando ci sarà la parità. Siamo comunque consapevoli che c'è un percorso in atto".   

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