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Il Riesame: finchè non è bonificataall'Ilva non si può lavorare

Nicoletta Orlandi Posti
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  Si complica la vicenda dell'Ilva facendo salire ancora la tensione sul futuro prossimo dell'acciaieria di Taranto e su quello delle migliaia di lavoratori dello stabilimento e dell'indotto. Fonti giudiziarie sostengono che il tribunale del Riesame avrebbe confermato il sequestro degli impianti a caldo dell'impianto siderurgico, senza però concedere la facoltà d'uso, che peraltro - viene sottolineato - non era stato richiesto neppure dai legali del Siderurgico. In pratica viene disposto che non si continuino a perpetrare i reati contestati nel provvedimento cautelare. Sul percorso da seguire per interrompere i reati, i giudici non si sarebbero sbilanciati affidando il compito ai custodi nominati dal gip e alla procura.  All'Ilva secondo il Riesame l'obiettivo da raggiungere deve essere quello "di evitare che la libera disponibilità del bene sottoposto a sequestro possa aggravare e protrarre le conseguenze di reati". "Nel caso in specie - proseguono i magistrati del Riesame - l'obiettivo da perseguire è uno e uno solo ovvero il raggiungimento, il più celermente possibile il risanamento ambientale e l'interruzione delle attviità inquinanti. Sono due quindi- secondo il Riesame - i principi che vanno riaffermati: quello di ricondurre il provvedimento di sequestro alla sua specifica finalità tesa alla cessazione dell'attività criminosa in corso, l'altro quello di recuperare l'autonomia decisionale dei custodi-amministratori". Le motivazioni del tribunale del riesame sul sequestro dello stabilimento Ilva di Taranto confermerebbe che gli impianti vanno chiusi non definitivamente ma solo in funzione degli specifici interventi di bonifica. Questa l'interpretazione che ne dà il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini dopo una prima lettura della sentenza. "Da quello che ho letto", ha spiegato Clini, il riesame conferma "l'approccio che anche noi abbiamo sempre suggerito: la fermata degli impianti è in funzione degli interventi di risanamento". Parlando all'uscita del ministero dell'Ambiente, dove questa mattina si è tenuta una riunione tecnica sulle procedure per l'Aia (Autorizzazione integrale ambientale) relativa allo stabilimento siderurgico, Clini ha sostenuto che "se ci sono degli interventi tecnologici che richiedono la fermata degli impianti, questi si devono fermare. Se invece ci sono interventi che non la richiedono non è necessario fermarli".   Questo approccio "molto concreto", ha sottolineato, supera dunque "la discussione filosofica rispetto al fatto se per risanare bisogna fermare gli impianti: l'obiettivo è il risanamento e per farlo bisogna scegliere le soluzioni più idonee". Clini ha ribadito che si tratta di "un modo di affrontare la questione molto concreto, molto pratico" e ha aggiunto. "Mi auguro che non si riaprano interpretazioni che forzino questa situazione, le stesse delle settimane scorse che sono interpretazioni che non hanno niente a che vedere con il risanamento degli impianti dell'Ilva ma hanno altri obiettivi di carattere politico che non mi riguardano".   

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