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Milano, liberate Grum: la lince che non farebbe male a nessuno, è come un tenero gattone

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Andrea Tempestini
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Si schiude l'uscio davanti ai miei occhi e per un attimo mi manca il respiro. Sto per introdurmi nella stanza in cui è detenuta la bestia feroce che le nostre forze di polizia hanno individuato e catturato, mi consegnerò alle sue fauci fameliche e alle sue grinfie come fossi un uccellino. Sento un rumore di ferraglia, come se qualcuno si muovesse con insofferenza all'interno di una gabbia, pronto ad uscire fuori e saltarmi addosso. Mi sembra già di sentire i suoi artigli che affondano nella mia carne lacerandola in un lampo. Ed ecco che un istante dopo la vedo. Sì, è la “lince assassina”, così l'hanno chiamata i media. È Grum, un gatto caracat di 7 mesi, il suo nome significa “tuono”. Emette un miagolio stridulo, che riecheggia nell'aria asfittica della camera, sembra un urlo di disperazione e anche di felicità. Si agita sempre di più, sembra impazzito. Non vede l'ora che una pia mano si protenda verso di lui liberandolo da quella angusta cella nella quale è stato costretto, per gettarsi tra le braccia già spalancate di Angela e di Maria, le bambine con le quali è cresciuto da quando aveva appena 40 giorni di vita. Leggi anche: Miagola caffè, il bar dove le star sono i gatti Le bimbe piangono, di disperazione e di felicità, mentre Grum, scansando la ciotola di cibo verso la quale non manifesta neanche un minimo interesse, con un agile balzo è già accoccolato tra di loro, come per consolarle, assalito ora da un'angoscia nuova: mi lasceranno solo anche stavolta o mi riporteranno a casa? Mai abbraccio fu più dolce di questo. È un intimo incontro d'amore che si consuma sotto il mio sguardo quello tra il micione e la sua famiglia.  Anelia, la mamma delle ragazzine, prende in braccio Grum, come fosse un terzo figlio. «Lo abbiamo allattato con il biberon le prime settimane di vita, è tenero come un bambino», mi sussurra commossa. Grum, che, sebbene non mi conosca, non risparmia neanche a me le sue effusioni, non sa perché è stato portato via dal suo nido. Giovedì scorso, verso le 9 del mattino, Anelia ha sentito dei rumori alla porta, credeva fossero i ladri, invece erano le autorità giunte per portarle via il gatto. Il felino era ancora disteso sul letto di Angela, immerso nel profumo della sua padroncina, ignaro della paura che suscita in chi lo chiama “belva”, proprio lui che è timoroso di tutto. Dopo una meticolosa caccia alla bestia feroce che ha mobilitato le forze di polizia nel cuore della convulsa metropoli di Milano, dove il crimine non riposa mai, è stato infine individuato e preso il piccolo Grum. Un dispiegamento di forze giustificabile per la cattura di un boss, o di Igor, il superlatitante assassino che in Italia si è fatto beffa di polizia e carabinieri, raggiungendo la Spagna senza farsi acciuffare. Del resto, neanche io capisco bene perché Grum si trovi lì, me lo chiedo quando il gattone strofina il suo musetto sulla mia mano e mi osserva con i suoi occhioni e le sue buffe orecchie allungate. I suoi documenti sono tutti in regola, è stato acquistato sei mesi fa presso un allevamento della Repubblica Ceca, non al folle costo di 10 mila euro come è stato scritto su fantasiosi giornali, è vaccinato, munito di certificati, di passaporto e di microchip sottopelle, come stabilisce la normativa dell'Unione Europea. La vita di Grum e della sua famiglia si è impigliata tra le maglie della legge, incastrandosi in un vuoto normativo che ha fatto sorgere alcune domande: trattandosi di un gatto ibrido che ha nel suo dna tracce di Caracal, animale inserito tra le specie considerate pericolose, Grum deve considerarsi un animale vietato? Nel dubbio si è deciso di arrestarlo, estirpandolo come erbaccia dalla sua casa e mettendolo sotto sequestro, nonostante il cucciolo abbia serie problematiche di salute che hanno reso necessari due delicati interventi chirurgici da quando è nato. Le ossa di questo caracat, infatti, tendono a sgretolarsi, sono fragili, dato che il micio non riesce ad assimilare il calcio e ne ha bisogno in dosi massicce. Tre mesi fa, inoltre, Grum ha rischiato di morire perché i suoi organi interni si erano spinti fino al cuore, comprimendolo. «È stato un miracolo che sia sopravvissuto. I veterinari lo hanno assistito anche di notte, io ero presente. Grum voleva dormire su di me per sentirsi al sicuro. È un gatto, ma sembra un cane: ha sempre voglia di giocare, corre appena lo chiamo, fa le feste a tutti», racconta Anelia con un sorriso amaro sulla bocca. Il caracat è ancora convalescente, avendo subito l'ultima operazione solo due mesi fa. Per questo, grazie all'azione tempestiva dell'avvocato Stefano Sutti, gli è stato concesso di trascorrere il periodo del sequestro, in attesa che venga decisa la sua sorte, presso la clinica in cui è stato operato, affinché possa ricevere le cure adeguate e continuare a seguire un'alimentazione controllata, in mancanza della quale Grum rischierebbe la morte. Ma ciò che potrebbe stroncare questo tenero micione è anche il dolore causato dall'allontanamento forzato da coloro che ama. «Non mangio più, non dormo più. Le mie figlie piangono sempre. La sera è il momento peggiore perché so che Grum è chiuso in una gabbia, al buio, da solo, proprio lui che dormiva nel letto con Angela e Maria e trascorreva le sue giornate sul divano», mi confida la donna mentre osserva il suo micio giocare nel piccolo cortiletto della clinica durante i suoi 15 minuti di aria. È bello vincere facile: accanirsi con chi non può difendersi, con chi è lì, inerme, pronto a farsi prendere in braccio. Da giovedì scorso a Milano si dormono sonni tranquilli: il felino è stato acchiappato e sbattuto in gabbia, non ha opposto resistenza, e poco importa se restano liberi ed indisturbati per strada migliaia di criminali, gente non identificata, priva di documenti, armata, dedita al furto, allo spaccio, ad ogni genere di attività delittuosa. La legge si accanisce con animali innocenti ed è spesso troppo clemente con le bestie. Quelle vere. di Azzurra Noemi Barbuto

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