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Coronavirus, Giuseppe Conte ha perso la testa: ormai crede di essere un dittatore, importa il "modello Cina"

Giovanni Sallusti
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Giuseppe Conte non è mai stato spiegabile con le categorie della politica, ma forse oggi possono tornare utili quelle della psicanalisi. Questa crisi del Coronavirus ha infatti innescato nel legale di Volturara Appula un caso estremo di transfert, che attecchendo su un'ipertrofia già patologica della Pochette (l'equivalente dell'Ego nel nostro caso) ha comportato una dissociazione definitiva dalla realtà. Avere come proprio portavoce Rocco Casalino, indubbiamente, non deve aver aiutato a mantenere sacche residue di lucidità.

Risultato: il nostro premier si è ormai convinto di essere Xi Jinping. Non si spiega altrimenti l'ultimo strafalcione dell'Avvocato del Popolo, che se fosse stato commesso da un Matteo Salvini alla guida di un governo di centrodestra avrebbe provocato l'insurrezione generale del demi-monde italico, dai costituzionalisti alle starlette tivù. C'è da prendere la decisione suprema, probabilmente necessaria, ma in ogni caso ultraimpattante sul corpo della nazione e sulle vite dei cittadini, di prolungare il blocco totale? Bisogna serrare il Paese oltre il 3 aprile, per sconfiggere il virus sterminatore? Sia, doloroso ma giusto.

Ma Giuseppi che fa? Lo rivela così, aggiustandosi la pochette e pettinandosi il ciuffo, in una chiacchierata col Corriere della Sera «per fare il punto», tra una riunione col Consiglio di ministri e un'altra con gli enti locali, questi fastidiosi contrattempi della democrazia. L'avvocato trapiantato a Palazzo Chigi per insondabile volontà della Casaleggio&Associati non procede nemmeno più a colpi di decreti-legge, che certo sono uno strumento salutare in stato d'emergenza, ma richiedono una visione strategica di fondo, quello di stamattina non può contraddire sempre quello di ieri sera.

Tralasciamo anticaglie come il «contributo costruttivo» dell'opposizione e il confronto parlamentare per affrontare l'urgenza. Il primo Conte l'ha quotidiniamente invocato nel nome dell'interesse nazionale, e quotidiniamente cestinato nel nome dell'interesse suo, anche quando era palesemente migliorativo, vedi l'idea leghista dell'anno bianco fiscale. Quanto al Parlamento, qui l'identificazione con Xi è stata totale: l'ha sostanzialmente chiuso, ridotto ad appendice decorativa del Comitato Centrale rappresentato da se stesso, Casalino, Di Maio, Spadafora e analogo mandarinato illuminato. Hanno un bel chiedere Salvini e Meloni che le Camere lavorino, per necessità ma anche per decenza nei confronti degli italiani, lui li archivia a dissidenti folkloristici, in attesa d'importare del tutto nel Belpaese il "modello Cina", con quei comodi e funzionali laogai, campi di lavoro forzato, per chi disturba il Grande Timoniere Xi-Giusepping. Che comunica direttamente la chiusura integrale del Paese al giornale del regime (giallo)rosso, il Corriere della Sera come il Global Times.

Eppure, fuori da Palazzo Chigi, nella realtà, tra il presidente del Consiglio e l'oggetto della sua proiezione permane lo stesso fossato che c'è tra l'originale e la sua tragica parodia. Ieri l'Italia ha superato per numero di decessi da Coronavirus la Cina, nonostante il clamoroso divario quanto a numero di abitanti e tempo trascorso dall'esplosione dell'epidemia. Tutto questo significa che Xi Jinping, responsabile a monte del deflagrare del virus con le sue censure e le sue omissioni, a valle ha infine ottenuto qualche risultato, col suo tetro autoritarismo. Mentre Xi Giusepping, che per settimane ha ignorato il grido d'allarme delle Regioni oggi flagellate dal morbo, mentre si spolvera compiaciuto la pochette con piglio autoritario, non riesce nemmeno a sembrare autorevole. Purtroppo.

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