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Pietro Senaldi e la Fase 2: "Una sola certezza, sarà il caos totale. Senza regole, chi fa qualcosa pagherà"

Pietro Senaldi
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Il 4 maggio, giorno dell' agognata ripartenza, sarà il caos. La fase 2, quella della ripresa, somiglierà terribilmente alla fase 1, quella dell' esplosione del virus. Il motivo è che il governo non ha imparato dai propri errori e ha perso tempo, senza prepararsi all' inevitabile. In questi giorni abbiamo saputo che l' esecutivo era a conoscenza già dai primi di gennaio che la pandemia sarebbe arrivata, ma l' ha nascosta per non gettare la popolazione nel panico, invece di allertarla e metterla in condizioni di salvarsi. Nel mese e mezzo dall' allarme alla diffusione del contagio, il premier non ha comprato mascherine né respiratori, se non per se stesso e i suo collaboratori, per i quali ha speso decine di migliaia di euro pubblici in materiale sanitario. Si è assicurato pure delle bombole d' ossigeno a Palazzo Chigi. Dal canto suo, il ministro della Salute Speranza non ha preparato gli ospedali, fatto corsi per i medici, scritto un prontuario chiaro e sensato. Il virus è stato scoperto da una dottoressa dell' ospedale di Codogno, poi accusato dal premier di aver diffuso il Covid-19 anziché di averlo diagnosticato.

Con la ripartenza il copione è il medesimo. Non sapendo come curare i malati, Conte ha trattato 59 milioni e 800mila italiani sani come se fossero infetti. Non serviva un genio per mettere in conto che la situazione non sarebbe potuta durare che qualche settimana. Ciononostante il governo al momento della riapertura si sta facendo cogliere ancora una volta di sorpresa. Infatti, fosse per il presidente del Consiglio, l' Italia resterebbe agli arresti domiciliari. Il premier è stato costretto a cedere sulla ripartenza perché è circondato. L' uomo che dovrebbe guidarci, e che per farlo ha avocato a sé pieni poteri, insegue gli altri, in Italia e fuori. 

 

 

 

Dopo di tutti - All' estero perfino la Spagna, che ha avuto più vittime di noi è ripartita. Tra quindici giorni i ragazzi in Francia, dove nelle residenze per anziani sono morte più persone che da noi, torneranno a scuola, mentre qui le classi resteranno chiuse altri quattro mesi per non contagiare gli anziani, come se sui banchi ci andassero i nonni. Lo scorso fine settimana i tedeschi, ci sono le foto, erano in spiaggia a gruppi, mentre noi perlustravamo con i droni l' arenile e mandavamo i carabinieri se uno veniva sorpreso da solo in un chilometro quadrato.

Qui da noi, il 40% delle imprese ha ricominciato a lavorare con un' autocertificazione che garantiva il rispetto delle misure di sicurezza, anche se il governo non ha ancora ben chiarito quali esse debbano essere. Conte riparte perché gli industriali gli hanno detto che o lo si fa subito o è meglio chiudere bottega e arrendersi alla Germania, alla Cina, alla Russia, agli Stati Uniti o a chiunque sia disposto a pigliarci facendoci pagare il meno possibile. Riparte per non farsi umiliare da Fontana e Zaia. Quest' ultimo ha annunciato, forzando il blocco, che da lunedì il Veneto, terra d' esempio universale nella lotta al Covid-19, tornerà in piena attività. Quella è una Regione dove governatore e sindaci spingono tutti dalla stessa parte, e andrà bene.

Nel resto d' Italia però la situazione è diversa. Se il sindaco è di un colore e la Regione dell' altro, il caos è da mettere in conto. Riapriamo all' italiana, ciascuno come può e come gli pare. Il motto non è andrà tutto bene bensì che Dio ce la mandi buona. D' altronde non si può fare diversamente. Quando manca il manico, o quello che c' è è di cartapesta, ognuno deve arrangiarsi come può.

Nessuna risposta - Ci sono i sindaci di ottomila Comuni, di ogni colore, che hanno scritto a Conte chiedendo di essere coinvolti e lamentando di non aver ricevuto istruzioni di sorta su cosa fare dal 4 maggio in poi. È tutto un bla-bla, è tutto un talk-show, un si dice, un forse. I primi cittadini pongono questioni concrete. Come fare a far raggiungere il posto di lavoro ai cittadini se i mezzi pubblici perdono il 70% della capienza? Come cambiare l' orario delle giornate di lavoro per evitare assembramenti? Sono gli stessi problemi che hanno i commercianti o gli operatori turistici, categorie alle quali il governo impone condizioni di riapertura incompatibili con la ragione per cui si riapre: guadagnare e non perdere. I ragazzi non patiscono gravi conseguenze dal Covid-19 ma non possono tornare a scuola perché il governo non è in grado di garantire condizioni di sicurezza agli istituti pubblici, e così costringe anche i privati a stare fermi.

In compenso, pur non avendo un piano di riapertura, Conte è riuscito a litigare con il capo della Commissione d' esperti da lui nominata per riaprire. La tecnica del premier è sempre la stessa: non fare nulla e attaccare chi prova a colmare le sue lacune. Il grande colpevole processa tutti gli altri per la propria inconcludenza. Così è andata nella gestione della crisi sanitaria, così andrà in quella della crisi economica. Si salvi chi può.

Anche perché il film lo abbiamo già visto. A pagare in questo Paese è sempre chi fa qualcosa. Le procure stanno indagando nelle Regioni e nelle Rsa, non solo lombarde. I medici da eroi rischiano di diventare indagati perché non hanno potuto, o non sono stati in grado, di salvare tutti. Nulla di più facile che al primo contagiato in azienda venga arrestato l' imprenditore e messa sotto sequestro la ditta.

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