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Giuseppe Conte, la Fase 2 e nuovi lockdown. Alessandro Giuli: "Fonti certe, nuovo stato d'emergenza fino a primavera 2021"

Alessandro Giuli
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 Non vi fidate della Fase 2.0: Giuseppe Conte e il suo apparato non vedono l'ora dirinchiuderci nuovamente nelle nostre tane, ripristinando un controllo sociale più rigido e appesantitoda una doppia aggravante psicologica e politica. Per chi non se ne fosse accorto leggendo le bozze del Dpcm o ascoltando il settimanale discorso alla nazione del premier, è bene sapere che lo schema diPalazzo Chigi è grosso modo questo: se a distanza di 7-10 giorni dall'apparente "semiliberi-tutti" il tasso di contagio da Coronavirus sarà sotto controllo, il merito verrà integralmente attribuito algoverno e al suo comitato scientifico, a dimostrazione che la dittatura commissaria degli epidemiologi era una necessità naturale oltreché pandemica; se invece la situazione dovesse sfuggire di mano,l'intera colpa verrà scaricata su noi cittadini che verremo accusati d'indisciplina e sconsideratezza, nonché sui nostri governatori regionali sulle cui spalle ricade la maggior parte delle responsabilità esecutive di quest'ultimo esperimento sociale. sulle spalle dei cittadini.

 

 

 

Non può essere casuale se il presidente della Regione Campania, Vincenzo DeLuca, cui non fa difetto la furbizia, si è subito sottratto all'intesa tra Roma e gli enti locali: «Voglio correggere un'informazione che è girata in queste ore sugli organi d'informazione sull'accordo raggiunto tra Regioni e Stato: la Campania non è d'accordo, non ha firmato nessun accordo». Anche il collega lombardo, Attilio Fontana, in attesa di ricevere da Palazzo Chigi un testo chiaro e definitivoa conferma delle parole pronunciate da Conte a favore di telecamere, ha esitato fino all'ultimo afirmare l'ordinanza per disciplinare le riaperture. Insomma siamo nelle mani del fato e del nostro autocontrollo, ma potrebbe non bastare. Senza neppure uno straccio di dibattito pubblico, tantomeno un passaggio in Parlamento, il governo ha già prorogato lo stato d'emergenza fino al gennaio 2021 e - secondo autorevoli voci che circolano sotto vincolo di anonimato - si predisporrebbe addirittura a
mantenere la nostra libertà "a fisarmonica" almeno fino alla primavera prossima. Ma se nella testa dei virologi è scontato che prevalga il principio diprecauzione in materia sanitaria, per la claudicante maggioranza giallorossa il prolungarsi dell'allarme Covid-19 rappresenta una polizza d'assicurazione sulla vita e la scusa perfetta per unamorbida torsione totalitaria nella quale l'unico fattore di rischio accettato sarà quello necessario amantenere l'ombra delle attività produttive indispensabili.
punto limite. Finiremo per abituarci a questa inedita cattività per decreto? I più pessimisti giàdisegnano scenari distopici fondati su una povertà generalizzata socialmente perimetrata daltracciamento digitale pubblico e dalla delazione privata: un cattivo romanzo nel quale, in caso diribellione, verremo messi alla gogna e idealmente vaporizzati dai funzionari della psicopolizia

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