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Giuseppe Conte, Giuliano Zulin: "Vedi Chernobyl e pare il premier", quante analogie tra errori e verità nascoste

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Giuliano Zulin
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Vedi la serie Chernobyl e ti pare di rivivere la gestione dell'emergenza Covid. Nel mondo e in Italia. Giovedì sera La7 ha mandato in onda la serie Hbo ed è stato un successo: oltre il 6% di share, un milione e trecentomila spettatori. Non male per l'emittente di Cairo. D'altronde la docu-fiction è talmente fatta bene che ti sembra di essere in quel piccolo centro ucraino nell'aprile del 1986, quando un errore umano ha scatenato la più grande tragedia sanitaria europea. Un disastro nucleare ingigantito dal regime sovietico che non voleva si sapesse quanto era ormai marcia, corrotta e incapace la burocrazia e l'amministrazione comunista. I personaggi sono umanissimi, crudi, tristi come lo erano purtroppo gli abitanti oppressi da una dittatura. Poveri, loro erano obbligati a fidarsi di quello che dicevano i responsabili del Pcus. La Pravda, la verità, era paragonabile alla Bibbia. E la fiducia nei propri governanti era cieca: se dicevano che era tutto al sicuro, non potevi pensare che invece stavi per morire.

E subito pensi a gennaio di quest' anno: in Cina centinaia di persone morivano. Qualcuno, da noi, si preoccupava. Qualche medico di Wuhan denunciava la gravità del virus, ma finiva addirittura in carcere. Un po' come accadeva in Unione Sovietica: chi osava scavare e dimostrare l'inadeguatezza delle gestione post scoppio del reattore, veniva emarginato e zittito. Poi è arrivata la chiusura totale della città epicentro del contagio. E ti chiedi: impossibile che possa accadere da noi. Anche le aree intorno a Chernobyl vennero evacuate. La popolazione fu trasferita. E mentre i telegiornali occidentali alzavano l'allarme, quelli comunisti abbassavano il volume sulle polemiche. Silenzio, Lenin ti proteggerà. Intanto la nube si espandeva per centinaia di chilomentri, così come il Corona usciva dai confini cinesi e sbarcava in Germania e poi nel cuore della pianura padana.

21 febbraio, primo caso di paziente positivo a Codogno, ricorderete tutti Mattia... Panico, ma anche azione di insabbiamento. Si iniziarono a fare i tamponi in Lombardia e Veneto, soprattutto a Vo' Euganeo dove si è registrato il primo morto di Covid in Italia. Ma a un tratto arrivò il veto da Roma. Stop ai tamponi: più ne facevi, più scoprivi infetti. Però le notizie risultavano controproducenti. Mezzo mondo a fine febbraio ci dipingeva come gli untori. Un servizio della Cnn infangò la bella immagine della nostra penisola. Conte non voleva passare per l'appestato appestatore dell'Europa o dell'intero mondo occidentale. Iniziò così la campagna degli aperitivi, a Milano, a Bergamo e non solo. Tanti video appelli dei nostri politici, anche in inglese, per far sapere che qua era tutto sotto controllo. Si beveva e si brindava perchè non si voleva apparire impotenti e incapaci di aver prevenuto un morbo. E

ppure già a gennaio i massimi dirigenti del ministero della Salute avevano pronto un piano di emergenza, che tuttavia non venne divulgato per non impaurire la popolazione... Tutto inutile. Ora noi contiamo 40mila morti e centinaia di migliaia di vittime economiche. Gli effetti sanitari e non dureranno per tempo, così come quelli provocati dalla nube, che ha prodotto "pochi" decessi ma una scia devastante di tumori e malformazioni. E Chernobyl fu l'inizio della fine dell'impero sovietico. Da quell'aprile 1986 la fiducia nel regime crollò ai minimi storici. Però tutt' ora a Mosca sostengono che i danni provocati dall'esplosione furono alimentati dagli americani. Pazzesco... Oscurare la verità è tipico di chi governa ma sa di non essere amato. La trasparenza fa paura. Oggi, come allora.

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